Keynes era uno speculatore. Dagli anni Venti fino alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, giocava in Borsa, soprattutto con derivati (futures e options) su materie prime (alimentari, metalli e fibre) con alterne fortune. Da questa esperienza trasse la convinzione che questi mercati andassero regolati, poichè –contrariamente a quanto predica(va)no i difensori del libero mercato- la speculazione amplifica e non riduce le fluttuazioni dei prezzi. Invece che portare al mercato informazione sul giusto prezzo, o prendere su di sè il rischio dell’incertezza sul prezzo futuro, gli speculatori contribuiscono a trascinare o più in alto o più in basso il prezzo che si determinerebbe solo in base alle leggi della domanda e dell’offerta e al livello delle scorte.
Di qui la sua proposta, presentata nel 1938, di istituire una agenzia internazionale –battezzata Commod -e finanziata da quella che doveva essere la sua progettata Currency Union (non l’attuale Banca Mondiale o Fondo Monetario Internazionale). Questa istituzione avrebbe avuto il compito di stabilizzare i prezzi delle materie prime, contenendoli entro un corridoio prestabilito; in prima battuta Keynes pensava ad un più o meno 10% rispetto ai prezzi medi rilevati in un prescelto periodo antecedente.
Al suo allievo e compagno nel gioco di Borsa, Richard Kahn, questa idea sembrò troppo meccanica e automatica. La perfezionò negli anni Cinquanta, per incarico della FAO, in quella di un’organismo di governo dei prezzi (il Buffer Stock) attraverso la vendita e l’acquisto di “scorte”, guidato dalla stessa logica di uno speculatore privato, ma nell’interesse pubblico. Si trattava di prendere di sorpresa il mercato con acquisti e vendite non prevedibili e attese, sfruttando informazioni e conoscenze adeguate. Sarebbe come pensare di affidare la direzione di queste operazioni per conto dell’ agenzia internazionale ad un Soros o ad un Buffett.
Sia Keynes che Kahn appartenevano a quella schiera di economisti che la cultura di Cambridge aveva affinato per diventare anche civil servants, se necessario anche per governare l’Impero. Non solo competenza, ma dedizione al servizio pubblico e ripugnanza per il perseguimento del vantaggio economico proprio.
Le persone di cui dispongono gli apparati di governo (nazionali e sovranazionali) forse non hanno tutte quei requisiti, permeati di una buona dose di idealismo a là Bloomsbury, richiesti per il buon funzionamento della proposta, ma l’idea di Keynes e Kahn rimane buona e oggi forse più che in passato “presentabile”. Perchè le prove di cooperazione internazionale che la crisi 2008-2011 ha imposto sulla scena mondiale, hanno mostrato che il gioco cooperativo, invece che quello a somma zero, dopotutto vale la candela.