Condividi

UN ECONOMISTA/UN’IDEA – Celestin Monga (Banca Mondiale): Usa e Cina, i loro rapporti li spiega Hegel

UN ECONOMISTA/UN’IDEA . Secondo l’economista della Banca Mondiale, Celestin Monga, per capire i rapporti tra Usa e Cina bisogna rispolverare la dialettica servo-padrone di Hegel: uno non può più fare a meno dell’altro e non può più cambiare modello di sviluppo perchè i loro dstini sono interdipendenti: la politica del risconoscimento domina le loro relazioni

UN ECONOMISTA/UN’IDEA – Celestin Monga (Banca Mondiale): Usa e Cina, i loro rapporti li spiega Hegel

Gli squilibri nelle partite correnti delle bilancia dei pagamenti – global imbalances, come li chiamano gli economisti – che dividono il mondo tra Paesi debitori e Paesi creditori, sono spiegati da più di un fattore; recentemente, in un lavoro del 2010, Célestin Monga della Banca Mondiale ha addirittura utilizzato lo schema hegeliano della dialettica servo-padrone per offrire una ulteriore chiave interpretativa.

Il caso degli Stati Uniti (il maggior Paese debitore), con un saldo della bilancia commerciale negativo perchè il livello della spesa aggregata è superiore al reddito complessivo, e della Cina (il maggior Paese creditore), con invece un saldo attivo perchè il reddito complessivo supera la spesa aggregata, sono l’esempio più significativo.

Perché gli Stati Uniti, il Paese più ricco del mondo, è un prenditore di prestiti sui mercati internazionali, invece che un prestatore come sembrerebbe più logico? E perchè la Cina utilizza il suo risparmio per detenere attività finanziarie americane, invece che investire in paesi meno sviluppati che potrebbero offrire rendimenti più elevati?

La risposta, secondo l’economista della Banca Mondiale, è  che le due maggiori potenze dominanti del mondo si trovano in quella situazione che i filosofi chiamano “la politica del riconoscimento”. Proprio come nella dialettica servo-padrone della parabola di Hegel, i due paesi hanno raggiunto il punto in cui ciascuno percepisce se stesso solo attraverso il riconoscimento dell’altro: il creditore (la Cina) assume la propria identità solo riconoscendo il suo ruolo e lo stesso accade per il debitore (gli Usa). I due destini sono inseparabili e il livello di interdipendenza è tale da rendere impensabile e improbabile un sostanziale disaccordo o addirittura un conflitto tra le rispettive scelte di politica economica.

Attualmente gli Stati Uniti non hanno l’incentivo (e i motivi) per dare seguito a una politica volta a ridurre il deficit pubblico e il disavanzo commerciale; un elevato consumo privato e massicce importazioni a buon mercato dalla Cina sono una parte rilevante del modello di crescita americano.  D’altra parte la Cina è un paese creditore per scelta: ha deciso di acquisire le enormi quantità di titoli del debito pubblico emessi dagli Usa in cambio della possibilità di rifornire il mercato americano di beni di consumo a basso prezzo.

All’orizzonte lo scenario appare, dunque, né mutato né mutabile: la Cina rimarrà in larga misura dipendente dagli Usa per le sue esportazioni e avrà bisogno dei Treasury bonds per impiegare l’enorme quantità di dollari delle sue riserve. Lo stesso vale per gli Stati Uniti che possono comprare beni di consumo (in prevalenza cinesi), perchè la Cina finanzia  un deficit pubblico non riducibile nell’immediato. I due Paesi sono in questo senso in quell’equilibrio, che gli economisti chiamano di Nash, dove nessuno dei due “giocatori” ha incentivi per cambiare la propria posizione.

Per la Cina cambiare il modello di crescita – trainata dal consumo privato invece che dalle esportazioni – richiederebbe di ri-orientare la produzione verso il mercato interno; ma i costi di aggiustamento, in termini sociali ed economici, sarebbero di proporzioni gigantesche (tra l’altro bisognerebbe trasferire un enorme numero di lavoratori poco qualificati dalla produzione per l’esportazione a quella di beni e servizi di consumo interno). Per gli Stati Uniti si richiederebbe un cambiamento, altrettanto drammatico, delle abitudini di spesa e un’impossibile riduzione dei programmi sociali (Medicare e Social Security) che sono alla base del deficit pubblico americano.

I capi di Stato di Usa e Cina hanno ammesso questa realtà nei recenti colloqui; per Barack Obama le sfide globali sono tali che “nessuna delle due nazioni può pensare di affrontarle agendo da sola” e Hu Jintao ha replicato che ciò accade perchè “il mondo di oggi sta diventando sempre più interdipendente”.  La politica è riconoscimento reciproco, avrebbe detto Hegel.

Commenta