Mario Draghi non ci sta a fare il bersaglio quotidiano dei giochi politico-elettorali dei partiti. Dopo lo strappo di Giuseppe Conte il presidente del Consiglio ha deciso che la fiducia che reggeva il patto di unità nazionale su cui si fondava il Governo è stato lacerato dalla votazione in Senato.
I partiti sono tutti in fibrillazione. I 5 Stelle, che sono i più sbandati, hanno preso la responsabilità di una rottura della maggioranza non votando un decreto che serve per contenere i costi derivanti dal caro energia e dall’inflazione. Ma anche la Lega è da tempo con un piede fuori dal Governo. Entrambi i partiti hanno visto che Meloni, stando all’opposizione, guadagna consensi, e quindi vogliono le mani libere per poter inseguire gli scontenti che, ha detta di molti sondaggisti, sono molto numerosi. In questa situazione il Governo non avrebbe avuto la possibilità di attuare un programma minimamente sensato.
Ma veramente basta stare all’opposizione per guadagnare consensi? Se si apre una crisi per questioni inconsistenti o ridicole, difficile scaldare i cuori degli italiani e farsi votare. Giuseppe Conte in qualità di capo dei 5 Stelle appare come il “sor tentenna”, vorrebbe fare la parte del governativo e nel contempo cavalcare lo spirito rivoluzionario delle origini del movimento di Grillo e Casaleggio. Pronuncia parole risibili come quando si richiama alla “coerenza“ dei 5 Stelle, coerenza che proprio lui non sa cosa sia avendo presieduto un governo con la Lega ed un secondo del tutto opposto con il PD, finendo poi per appoggiare il Governo Draghi. Ha presentato a Palazzo Chigi un compitino con nove capitoli che contengono cose sbagliate o nel migliore del casi, titoli di un progetto che deve essere svolto. Cosa vuol dire infatti invocare un sostegno per le fasce svantaggiate della popolazione? Dobbiamo trovare un lavoro a tutti, oppure dobbiamo distribuire più sussidi?
Per creare più posti di lavoro serve la crescita non i sussidi
E come facciamo a creare più posti di lavoro? Cerchiamo di rendere più competitiva la nostra economia, oppure mettiamo delle norme tipo imponibile di mano d’opera? E il salario minimo a cosa deve servire? Alcuni intellettuali come Domenico De Masi hanno avuto la faccia tosta di dire che i 5 Stelle sono l’unico partito che si è occupato dei poveri, che sostiene una efficace politica sociale come il reddito di cittadinanza e il decreto dignità, a suo parere, dimostrano. Evidentemente a De Masi ( noto per i suoi saggi sull’ozio creativo) la vecchiaia non ha portato saggezza, ma l’ ebrezza di sostenere le posizioni più stravaganti.
Il Governo Draghi è l’unico da diversi anni a questa parte che ha posto come priorità il tema della crescita. Dal fatto che non siamo cresciuti per oltre vent’anni derivano tutti i nostri problemi , il peso del debito pubblico, la stazionarietà dei salari, i giovani che non trovano un lavoro, o non lo trovano adeguato alle loro competenze e aspirazioni. E Conte, ma anche Salvini, cosa fanno? Cercano di boicottare le riforme come quelle sulla concorrenza e gli investimenti che potrebbero farci superare questa situazione di inflazione senza provocare un eccessivo rialzo dei nostri tassi d’interesse che strozzerebbero qualsiasi possibilità di crescita facendoci cadere in recessione. Ed allora addio lavoro, e addio aumento dei salari !
Ed anche sul piano sociale al Governo Draghi non si può certo imputare disattenzione visto che dall’inizio dell’anno il Governo ha già speso oltre 30 miliardi per contenere l’inflazione ed aiutare le fasce più deboli della popolazione.
Di questo gli italiani hanno percepito qualche elemento tanto che la fiducia che ripongono in Draghi è ancora elevata. Certo se i vari conduttori televisivi non si accontentassero di far dire ai politici solo i loro intenti generici su più lavoro e più salario per tutti, ma chiedessero “come” contano di arrivare a un tale traguardo, forse molti cittadini non cadrebbero nella trappola delle mirabolanti promesse di chi ha dimostrato di non essere poi in grado di mantenerle. Oppure, il che è anche peggio, qualora tentasse di mantenerle, creerebbe le condizioni per farci precipitare in una crisi finanziaria così grave da vanificare qualsiasi regalo fatto dallo Stato ai cittadini.
Putin sarebbe il vero beneficiario della crisi di governo
Siccome a pensar male si fa peccato, ma quasi sempre ci si azzecca, come diceva Andreotti, il fatto che Conte abbia dichiarato il distacco del suo movimento dal Governo su un pretesto ridicolo come quello dell’inceneritore di Roma (impianti peraltro che hanno tutti i paesi europei e molte regioni del Nord Italia) , fa venire il sospetto che sotto questa mossa ci sia ben altro. Come si ricorderà la fuga di Conte dalle sue responsabilità è iniziata qualche settimana fa con la richiesta di bloccare l’invio di armi italiane all’Ucraina, contravvenendo agli impegni che abbiamo assunto il sede Nato e UE. Un pacifismo sospetto e a scoppio ritardato.
Certo la crisi di Governo a Londra, l’appannamento di Macron che ha perso le elezioni politiche, le incertezze della politica tedesca, avevano dato a Draghi un ruolo ben superiore al peso effettivo del paese che dirige. Liberarsi anche di lui potrebbe essere una vittoria per Mosca che vedrebbe ulteriormente indebolita la compattezza dell’Europa. In questo modo si spingerebbe lo Zar non verso la pace, ma verso l’intensificazione della guerra sul terreno e verso il taglio totale del gas a tutti i paesi europei in autunno. Sarà il freddo che spingerà le opinioni pubbliche dell’Occidente a porre termine al sostegno dell’Ucraina. Questo nelle speranze di Putin. Magari non si avvereranno. Tuttavia in Occidente c’è sempre qualcuno pronto a dargli una mano.
Al momento non si sa se si andrà a votare ad ottobre o a febbraio del prossimo anno, ma intanto sarebbe bene cominciare a chiarire i veri nodi da sciogliere, non prendere per buone le sparate demagogiche di certi politici, mettere nelle condizioni i cittadini di distinguere i “ragli d’asino dai veri progetti di rinascita del nostro paese”.
La vendetta (di Conte) va servita fredda, alla prima occasione. Anzi in questo modo Conte “prende 2 piccioni con 1 fava”: Draghi e Di Maio