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Ultimatum di Renzi a Conte sul Recovery e via libera al Mes

FIRSTonline

Via la cabina di regia, rivedere l’attuale allocazione dei 209 miliardi del Recovery Fund e via la Fondazione sulla cybersecurity. O il premier Giuseppe Conte fa marcia indietro su questi tre punti e li toglie dalla Legge di Bilancio e dal tavolo, oppure Italia Viva uscirà dal Governo e sarà crisi. È questo il succo dell’ultimatum lanciato ieri nell’aula del Senato dal leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che non ha fatto sconti al premier e che ha messo nel piatto la richiesta di un’immediata inversione di marcia di Conte, pena la crisi di Governo.

Renzi lamenta che Conte abbia fatto tutto da solo senza consultare gli alleati, sia sulla cabina di regia che sulla distribuzione dei fondi del Recovery e sull’istituzione della Fondazione dei servizi segreti che tutte le forze politiche del Copasir avevano avversato. Per questo il leader di Iv non ha lasciato scampo al premier: o Conte ritira le sue proposte e le norme inserite nella Legge di Bilancio o Italia Viva non la voterà e il Governo andrà in crisi. Il dissenso di Renzi è sul metodo (Conte ha deciso tutto da solo e ha inserito le tre norme contestate nella Legge sul Bilancio) e sul merito (cioè sui tre punti richiamati)

Chi pensava che quello di Renzi fosse un bluff deve ricredersi: il numero uno di Italia Viva, che interpreta anche il malessere di larga parte del Pd e del segretario Nicola Zingaretti e di quella parte dei Cinque Stelle che si riconosce nel ministro Luigi Di Maio, è stato netto e tagliente nei confronti di un premier che è parso spaesato e che oggi, per i suoi stessi errori, andrà al vertice europeo molto indebolito.

L’attacco di Renzi è stato il clou della giornata di ieri e ha fatto passare in secondo piano l’approvazione della risoluzione del Governo sulla riforma del Mes (quello salva-Stati e non quello sanitario) che sia la Camera che il Senato hanno approvato assorbendo così la fronda grillina che si ispira a Di Battista.

Ora però si apre la partita vera sul futuro del Governo, che si giocherà negli ultimi giorni dell’anno, quando il Parlamento dovrà votare la Legge di Bilancio. Siccome nessuno dei parlamentari, soprattutto dopo il taglio dei posti, vuole andare a casa anzitempo, è chiaro che le elezioni anticipate – malgrado il giusto monito del Capo dello Stato – sono un’ipotesi remota ed è per questo che la sfida sarà a tutto a campo. O Conte fa marcia indietro o stavolta l’avvocato del popolo rischia davvero il posto. Dalle prime mosse trapelate ieri è probabile che il premier cerchi una via d’uscita, ma i casi sono due: o salva la faccia tenendo il punto o salva la poltrona facendo marcia indietro. Le prossime ore ci diranno cosa si annida sotto il cielo della politica.

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