Scade oggi il termine per la presentazione del 730, ma i contribuenti italiani non dovranno abbassare la guardia: chiusa la partita della dichiarazione dei redditi, si riapre quella dell’Imu. Il rinvio del pagamento al 16 settembre deciso nelle scorse settimane dal Governo riguarda soltanto le prime case, le case popolari Iacp, quelle delle cooperative edilizie, i terreni e i fabbricati agricoli.
Nulla è cambiato invece per tutti gli altri immobili, su cui l’acconto dell’imposta dovrà essere versato come l’anno scorso entro il 17 giugno. La prima rata riguarderà circa 30 milioni d’immobili e dovrà garantire un gettito di quasi 10 miliardi di euro. Per versarla si può utilizzare il modello F24 (ordinario o semplificato) o il bollettino postale. Da quest’anno non è più possibile utilizzare il vecchio modello Ici.
Ma come si calcola l’Imu 2013? Ecco quali sono i passaggi chiave da seguire:
1) Rivalutare la rendita catastale del 5%.
2) Trovare il moltiplicatore, ovvero la cifra da moltiplicare per la rendita rivalutata in modo da ottenere il valore catastale (160 per le seconde case, quelle affittate o concesse in comodato, i box auto e i magazzini; 80 per gli uffici; 55 per i negozi e le botteghe).
3) Trovare l’aliquota comunale corretta e applicarla al valore catastale per ottenere l’Imu dovuta per tutto l’anno. Nella grande maggioranza dei casi si tratta ancora delle soglie fissate per il 2012. Entro il 16 ottobre – considerata anche la riforma complessiva della tassa, che dovrebbe essere approvata entro agosto – i comuni dovranno decidere le aliquote per il 2013, che si applicheranno solo con il saldo del 16 dicembre.
4) Dividere il risultato per due e versare la somma così ottenuta entro il 17 giugno.
Dal 2013 l’Imu diventa un’imposta integralmente comunale (con la sola eccezione dei fabbricati di categoria D: alberghi, capannoni industriali, opifici, immobili commerciali). Questo significa che la procedura di pagamento sarà più semplice dell’anno scorso, dal momento che i contribuenti non dovranno più dividere la quota dovuta allo Stato da quella destinata agli enti locali.