Voltafaccia storico dei Conservatori britannici. Dopo aver vinto le elezioni sbandierando il vessillo del “no tax”, il primo ministro di Londra, Boris Johnson, ha annunciato un clamoroso aumento delle tasse da 12 miliardi di sterline l’anno. Si tratta del rincaro fiscale più salato degli ultimi settant’anni in Gran Bretagna ed è stato approvato in Parlamento con una maggioranza più che ampia: 319 voti favorevoli contro 248 contrari.
Insomma, Johnson si è rimangiato la principale promessa elettorale che gli ha consentito di arrivare a Downing Street. Una decisione che ha alimentato polemiche e sconcerto fra gli stessi Tories, i quali però, alla fine, si sono lasciati convincere a votare il provvedimento senza defezioni.
“I Conservatori stanno diventando il partito dello Stato pesante”, scrive il Financial Times.
“Gli elettori non crederanno mai più alle vostre promesse sulle tasse”, rincara la dose Keir Starmer, numero uno dei Laburisti, fino a ieri il partito del “tassa e spendi”.
Ma come si giustifica Johnson? “È vero – ammette il primo ministro – nel nostro programma c’era scritto che non avremmo fatte salire le imposte, ma due anni fa nel programma elettorale di nessun partito c’era scritto che avremmo avuto la pandemia”.
In effetti, il rincaro fiscale punta ad aumentare le risorse a disposizione del Sistema sanitario nazionale britannico per far fronte all’emergenza pandemica.
Tuttavia, non sarà indolore: come spiega lo stesso governo britannico, per uno stipendio medio di 30mila sterline lorde l’anno, l’aumento delle imposte peserà per 5 sterline la settimana, ovvero 250 sterline l’anno, circa 300 euro. Ma la struttura del rincaro è progressiva, per cui chi incamera 100mila sterline lorde l’anno sarà chiamato a versare circa mille pound in più, e così via.
I critici sostengono però che non si tratti comunque di un intervento socialmente equo, perché, facendo salire l’imposizione sulla National Insurance, colpisce di più chi ha un lavoro fisso. Ad esempio, non riguarda un proprietario di case che le affitta, mentre i suoi inquilini, magari poveri, ne saranno colpiti.
I Laburisti avrebbero preferito una tassa progressiva sul reddito o meglio una “wealth tax”, una tassa sulla ricchezza, applicata a contribuenti e aziende ad altissimo reddito.
Infine, la maggior parte dei commentatori sostiene che 12 miliardi di sterline l’anno siano insufficienti per risollevare la sanità pubblica e l’assistenza sociale dopo un decennio di tagli pesantissimi. Tagli decisi sempre dai Conservatori.