In Italia, come in altri 17 Stati membri dell’Unione europea, ci sono ancora “squilibri macroeconomici eccessivi”, che richiedono un’azione politica decisa da parte dell’Italia e un monitoraggio specifico. Lo scrive la Commissione Ue in un rapporto pubblicato oggi a Bruxelles. L’analisi è legata al meccanismo di allerta per la prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici per il 2016.
In particolare, per l’Italia gli indicatori sotto la soglia indicativa riguardano la perdita di quote di mercato per le esportazioni (che comunque ha registrato un recupero), il livello del debito pubblico (ulteriormente aumentato) e della disoccupazione, e l’aumento dei tassi di disoccupazione giovanile e di quella di lungo termine.
Il rapporto nota che “il surplus delle partite correnti è aumentato ulteriormente nel 2014, contribuendo a ridurre la posizione negativa riguardo all’investimento netto internazionale nel Paese, grazie all’aumento delle esportazioni e alla domanda interna debole, che comunque è in recupero nel 2015. Un po’ di terreno è stato recuperato per quanto riguarda la perdita di quote di mercato nelle esportazioni, grazie a un amento contenuto degli indicatori di competitività dei costi. Tuttavia, il declino della produttività del lavoro e il contesto di bassa inflazione hanno frenato ulteriori recuperi di competitività”.
La Commissione nota poi che, “mentre nel settore privato il rapporto debito/Pil è rimasto stabile, il debito pubblico è aumentato ulteriormente rispetto al Pil nel 2014 a causa della crescita negativa, della bassa inflazione e dei persistenti deficit di bilancio”. Secondo il rapporto, “la debolezza economica” del Paese “si riflette anche nel declino della parte degli investimenti nel Pil, in parte dovuto all’ulteriore, leggera contrazione del credito al settore privato nel 2014”.
La Commissione sottolinea anche che “le condizioni finanziare, nonostante alcuni miglioramenti dalla metà del 2014, continuano a essere gravate dal grosso stock di crediti in sofferenza delle banche”. Quanto al tasso di disoccupazione, la Commissione nota che ha raggiunto il picco nel 2014, come anche la disoccupazione di lungo termine e quella giovanile, in un contesto in cui è alta la percentuale di Neet (giovani che non sono in formazione e non cercano lavoro, ndr)”.
La povertà e gli indicatori sociali sono stati, infine, “grossomodo stabili nel 2014, sebbene attestati a livelli preoccupanti”. In generale, conclude la Commissione, “la lettura economica mette in luce problemi relativi alla crescita di produttività insufficiente (“subdued”), che frena le prospettive di crescita e di miglioramenti nella competitività, rendendo più difficile la riduzione dell’indebitamento pubblico”.
Per questo, l’Esecutivo comunitario dice di “ritenere utile procedere a un ulteriore esame della persistenza di rischi di squilibri macroeconomici e di monitorare i progressi nel superamento degli squilibri eccessivi”.