La Commissione europea ha annunciato oggi una lista di sei grandi piattaforme, incluse Alphabet (Google), Amazon, Apple, ByteDance (Tiktok), Meta (Facebook) e Microsoft, che saranno soggette a regole rigorose nel contesto del Digital Markets Act. Queste regole sono finalizzate a garantire il libero accesso al mercato e rappresentano un tentativo dichiarato di meglio controllare lo sviluppo di Internet.
L’elenco dei sei colossi è stato annunciato dopo una revisione di un mese e mezzo a seguito della notifica del loro potenziale ruolo di “gatekeeper“. Samsung non è stato incluso nell’elenco finale rispetto alle notifiche precedenti.
Le piattaforme coinvolte operano in otto settori diversi per un totale di 22 piattaforme: le reti sociali (Tiktok, Facebook, Instagram, Linkedin), i servizi di intermediazione (Google Maps, Google Play, Google Shopping, Amazon Marketplace, App Store, Meta Marketplace), la condivisione di video (Youtube), i sistemi di comunicazione (WhatsApp e Messenger) il settore pubblicitario (Google, Amazon, e Meta), i sistemi operativi (Google Android, iOS, Windows PC OS), i sistemi di ricerca (Google Search) e i programmi di navigazione (Chrome e Safari).
Le regole per i gatekeeper
Le sei aziende designate dalla Commissione europea dovranno seguire una serie di regole per garantire la piena osservanza degli obblighi sanciti dal regolamento sui mercati digitali. Sei i mesi di tempo per adeguarsi alle nuove normative (non oltre il entro il 6 marzo 2024.). Le sei aziende designate dalla Commissione europea saranno obbligate a consentire l’interoperabilità con aziende terze, ma non potranno favorire i propri servizi a spese dei servizi concorrenti.
I gatekeeper sono anche obbligati ad informare l’esecutivo comunitario nel caso di operazioni di fusione e acquisizione.
Le pene in caso di infrazione
In caso di infrazione della legge sui mercati digitali, la Commissione potrà comminare sanzioni e ammende fino al 10% del fatturato mondiale di una società e fino al 20% in caso di recidiva.
La Commissione europea monitorerà l’attuazione e il rispetto degli obblighi previsti per i “gatekeeper”. Nel caso in cui una di queste aziende non rispetti tali obblighi, la Commissione potrà imporre sanzioni o ammende fino al 10% del fatturato mondiale di una società e fino al 20% in caso di recidiva. Se ci sono violazioni sistematiche, la Commissione può adottare misure aggiuntive, come l’obbligo per il “gatekeeper” di vendere parte della sua azienda o il divieto di acquisire altri servizi correlati alle violazioni sistematiche.
Ue, Breton: “Oggi è il D-Day per il DMA”
L’Unione Europea diventa così la prima giurisdizione al mondo a intraprendere un tentativo così esteso di regolare e controllare lo sviluppo di Internet.
Esulta il commissario al mercato interno Thierry Breton, tra i promotori dell’iniziativa: “Oggi è il D-Day per il Digital Markets Acts, le aziende online più influenti dovranno ora conformarsi alle nostre regole dell’UE”. “Il nuovo quadro regolamentare aprirà le porte di Internet – spiega in un video Breton – Con la designazione di oggi stiamo finalmente rimettendo in discussione il potere economico delle più grandi aziende del settore, offrendo più scelta ai consumatori e creando nuove opportunità per le piccole società innovative. Era ora che l’Europa stabilisse in anticipo le regole del gioco, per garantire che i mercati digitali siano equi e aperti”.
Microsoft e Apple chiedono revisione del ruolo di gatekeeper
Nel frattempo la Commissione europea ha avviato indagini su Microsoft e Apple, in quanto entrambe le aziende ritengono di non soddisfare i requisiti per essere considerate “guardiani del mercato”.
Sono tre i principali criteri quantitativi per considerare un’azienda come “gatekeeper”:
- Un’azienda deve generare un certo fatturato annuo nello spazio economico europeo e offrire un servizio di piattaforma di base in almeno tre Stati membri dell’UE.
- L’azienda deve fornire un servizio di piattaforma di base a almeno 45 milioni di utenti finali attivi al mese nell’UE e a almeno 10.000 utenti commerciali attivi su base annuale nell’UE.
- La società deve aver soddisfatto il secondo criterio in ciascuno degli ultimi tre anni.