La Russia è il terzo più importante partner commerciale dell’UE dopo USA e Cina, rappresentandone circa il 7% delle esportazioni totali di beni (l’85% delle quali sappresentato da merci) e il 12% delle importazioni (per l’80% rappresentato da risorse energetiche). Per dieci anni, vale a dire dal 2002 al 2012, lo scambio di merci tra mercati UE e Russia è stato caratterizzato da una forte crescita e un persistente disavanzo a vantagio di quest’ultima. Sia i flussi in entrata che quelli in uscita sono cresciuti costantemente fino al 2008, per diminuire significativamente nell’anno successivo e poi raggiungere nuovi picchi nel 2012, quando le esportazioni UE verso la Russia sono arrivate a 123,4 miliardi. Allo steso tempo le importazioni sono salite a 215,0 mld, con il deficit commerciale UE attestatosi a 91,6 miliardi.
In occasione del XXXII Vertice UE-Russia tenutosi il 28 gennaio scorso a Bruxelles, Eurostat ha pubblicato gli ultimi dati su commercio e investimenti tra i due partner commerciali.
Nei primi nove mesi del 2013, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, le esportazioni verso la Russia sono calate leggermente (da 91 mld a 90 mld), e le importazioni sono diminuite da 159 mld a 156 mld. Come risultato, il deficit commerciale è sceso leggermente da 68 mld nei primi nove mesi del 2012 a 66 mld nei primi nove mesi di quest’anno. Dal punto di vista degli Stati membri, la Germania rappresenta quasi un terzo delle esportazioni UE verso la Russia (27,4 mld) e quasi un quinto delle importazioni (28,8 mld). A seguire, tra i principali esportatori troviamo Italia (8,0 mld pari al 9%), Olanda e Polonia (entrambe 6,1 mld o 7%) e Francia (6,0 mld o 7%). Troviamo gli stessi attori commerciali a guidare anche i flussi di direzione opposta, con Olanda (22,4 mld o 14%), Italia (14,9 mld o 10%) e Polonia (13,9 mld o 9%). È così che ben venti paesi membri hanno registrato deficit negli scambi con la Russia nei primi nove mesi del 2013, tra i quali i maggiori sono stati osservati in Olanda (-16,3 mld), Polonia (-7,8 mld), Italia (-6,8, mld) e Grecia (-4,8 mld). Le eccedenze sono state modeste, ma una bella sorpresa in questo senso viene dall’Austria (+1,2 mld).