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Ue, Renzi: “Flessibilità in cambio di riforme, ma rispetteremo il 3%”

L’Europa non può vivere di soli vincoli e parametri. A dirlo, il giorno dopo l’apertura della Merkel alle ipotesi di una maggiore flessibilità, è il presidente del Consiglio Matteo Renzi, nel corso delle comunicazioni alla Camera in vista del Consiglio europeo del 26 e 27 giugno e sulle linee programmatiche in preparazione del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea.

“E’ simbolico – ha dichiarato il premier – che il primo consiglio Ue dopo le elezioni abbia la propria sede in un posto nel quale si è combattuto, cioè Ypres. Un luogo simbolico anche perché oltre alla commemorazione ricorda a noi stessi cosa può essere l’Europa. L’Europa non può diventare semplicemente la terra di mezzo delle norme, le vittime della seconda guerra mondiale non sono morte perché ci azzuffassimo intorno a un codicillo”.

Questo non significa, però, mettere in discussione il rispetto delle regole: “Qualcuno qui dentro sarà triste, in molti ci hanno chiesto ‘cambiamole o violiamole’. Noi le rispettiamo ma c’è modo e modo”.  

Renzi ha poi ricordato come, nel corso dell’ultimo semestre di presidenza italiana (Era il 2003) Francia e Germania chiesero di sforare il 3%: “Noi non chiediamo di violare la regola del 3% a differenza loro ma come la Germania di allora però vogliamo smettere di viverle come un elenco di raccomandazioni, come la lista della spesa che tutte le volte ci capita tra capo e collo e sembra essere l’elenco di cose da fare che trasforma l’Ue in una vecchia zia noiosa che ci da i compiti da fare”.

“Non possiamo continuare – ha proseguito Renzi – a vivere in una logica kafkiana per cui l’Ue attiva una procedura di infrazione perché non abbiamo pagato i debiti alle imprese e nel contempo ti impedisce con il patto di stabilità di saldare quei debiti”.

Il premier fissa anche un arco temporale per compiere le riforme: “Al termine di mille giorni presenteremo un paese in grado di fare le riforme che altri hanno fatto, ad esempio la Germania dal 2003: non vogliamo cambiare le regole economiche in Europa ma chiediamo uno scambio tra le riforme e l’uso di margini di flessibilità già contenuti, già a disposizione dei paesi membri”.

Mille giorni, dunque, per cambiare l’Italia. Renzi si dimostra sicuro, tanto da sfidare il Parlamento: “Potete mandarci a casa domani mattina”. Tre anni, per migliorare il Paese, per riportare l’Italia a fare l’Italia: non farsi dettare l’agenda da un soggetto esterno, fare le riforme perché sono necessarie, non perché ci sono imposte”.

Per Renzi, infine, è tempo che l’Europa inizi a parlare seriamente di crescita, anche perché “Non c’è stabilità se non c’è crescita, ed è per questo che le politiche economiche europee hanno fallito in questi anni”.

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Tags: RenziUe