L’Europa ci bacchetta, ma stavolta non lo fa da Bruxelles. Olli Rehn, commissario Ue agli Affari economici, ha parlato oggi di fronte alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, criticando esplicitamente le ultime scelte italiane in materia di politica fiscale. A cominciare da quella più tribolata: “La decisione di abolire l’Imu sulla prima casa suscita preoccupazioni, perché va nella direzione opposta alle raccomandazioni” dell’Unione europea, ha detto Rehn, per poi chiarire che “la nuova service tax potrebbe essere coerente con le raccomandazioni, ma solo se sarà ben configurata”.
Favorire la crescita è necessario, “ma i nuovi interventi non devono mettere a repentaglio gli obiettivi di bilancio”, ha aggiunto Rehn, sottolineando che se i bilanci italiani non saranno in linea con i target “la Commissione avrà il dovere di chiedere correzioni. Se uno Stato sfora i valori di riferimento su disavanzo e debito pubblico, la Commissione deve aprire una procedura per deficit eccessivo”, che nei confronti del nostro Paese è stata chiusa appena quattro mesi fa.
Il commissario ha poi ricordato che “in alcuni paesi, tra cui l’Italia, i dati sulla crescita sono deludenti, la disoccupazione resta troppo elevata e il credito alle piccole e medie imprese è insufficiente”. Insomma, dire che la crisi è finita “è prematuro”.
Quanto alle tensioni nella maggioranza italiana, Rehn ha sottolineato che il recente sorpasso da parte della Spagna in termini di spread dimostra quanto l’andamento dei titoli di Stato sia influenzato “dalla stabilità politica”.
Sul fronte dei salari, inoltre, l’Italia, come la Francia e la Finlandia, è tra i Paesi dell’Unione europea “che non sono ancora riusciti a bilanciare” la dinamica dei salari e della produttività, ha continuato Rehn.
Infine, una metafora automobilistica con tanto di riferimento lusinghiero al made in Italy: come la Ferrari, il nostro Paese “incarna una grande tradizione di stile, di tecnica e di capacità”, ma per vincere “il talento non basta, purtroppo”, ha ammonito Rehn. Serve anche avere “il motore più competitivo, serve esser pronti a cambiare e adeguarsi. Spero che l’Italia guidi con due mani sul volante e resti in pista. Anche perché la situazione della pista migliora: durante l’estate si sono visti segnali incoraggianti, l’area euro è vicina al punto di svolta”.