Non arrivano segnali incoraggianti dalla Commissione europea, che ha pubblicato alcune stime sull’economia italiana, rivedendo in particolare il dato del Pil per il 2020 e il 2021 al ribasso e anche un aumento del deficit/Pil e del debito pubblico da qui ai prossimi due anni. Nonostante la manovra in arrivo sia tutto sommato gradita, Bruxelles vede dunque grigio per l’economia italiana: nel 2019 sarà di fatto in stagnazione (+0,1%), mentre nel 2020 la crescita del nostro Pil si fermerà allo 0,4%, e nel 2021 allo 0,7%. Lee precedenti previsioni parlavano, per il 2020, di una crescita più sostenuta, intorno allo +0,7%, mentre quelle del Governo italiano indicano ancora lo 0,6% per l’anno prossimo e l’1% per il 2021.
Per quanto riguarda il rapporto deficit/Pil, quest’anno viene stimato dalla Commissione europea al 2,2%, ma nel 2020 salirà al 2,3% (il governo prevede 2,2%) e nel 2021 al 2,7% (il governo prevede 1,8%). Il deficit/pil in termini strutturali dopo essere passato da 2,4% nel 2018 passerebbe al 2,2% nel 2019 per peggiorare nel 2020 al 2,5% e continuare il peggioramento a politiche invariate nel 2021 al 2,9%. Secondo le stime Ue è destinato ad aumentare sensibilmente anche il debito pubblico, con il rapporto debito/Pil che passerà dal 136,2% nel 2019 (dopo 134,8% nel 2018) al 136,8% nel 2020, per salire ancora nel 2021 al 137,4%. Roma prevede invece 135,2% nel 2020, 133,4% nel 2021.
“L’economia è in stallo dall’inizio del 2018 nello sforzo di sfuggire al ristagno della bassa crescita – spiega la nota diramata da Bruxelles – e tuttora non ci sono segni di una ripresa significativa. Gli indicatori economici principali non suggeriscono una ripresa imminente della produzione nella seconda metà dell’anno e anzi ci sono segni crescenti che la debolezza del settore manifatturiero si stia diffondendo ai servizi”, scrivono gli economisti di Bruxelles, che tuttavia lasciano intravedere uno spiraglio di speranza: “Condizioni finanziarie favorevoli e il superamento dell’incertezza politica possono sostenere la crescita oltre il breve periodo”.
Impietoso però il confronto con gli altri partner europei. La crescita del Pil in Italia resta infatti la più bassa nella Ue sia nel 2020 che nel 2021, come peraltro già nel 2019. Quest’anno, secondo le stime della Commissione Ue, il divario rispetto alla media della zona euro sarà di un punto percentuale: 0,1% contro 1,1%. L’anno prossimo sarà un po’ inferiore, intorno allo 0,8% (Eurozona all’1,2%, Italia allo 0,4%). Nel 2021 il divario sarà dimezzato rispetto ad oggi, intorno allo 0,5% (media Eurozona 1,2%, Italia 0,7%). In Germania il Pil cresce quest’anno dell’1,1%, nel 2020 e nel 2021 dell’1%; Francia rispettivamente 1,3%, 1,3% e 1,2%; Spagna 1,9%, 1,5% e 1,4%. Nel Regno Unito la crescita del Pil sarà rispettivamente 1,3% (dopo 1,4% nel 2018), 1,4% e 1,4%.
“Tutte le economie – ha commentato Pierre Moscovici, commissario uscente per gli affari economici e finanziari, la fiscalità e le dogane – continueranno a crescere nei prossimi due anni, nonostante le forti avversità in aumento. I fondamentali dell’economia sono solidi: dopo sei anni di crescita la disoccupazione è al livello più basso dall’inizio del secolo e il disavanzo aggregato è inferiore all’1 % del Pil. Tuttavia, la strada in salita che ci attende non ci permette di riposarci sugli allori”. Il perdurare delle tensioni commerciali tra gli Stati Uniti e la Cina e gli elevati livelli di incertezza sul piano politico, in particolare per quanto riguarda il commercio, secondo Moscovici ”hanno frenato gli investimenti, l’industria manifatturiera e gli scambi internazionali. Con una crescita del Pil globale destinata a restare modesta, la crescita in Europa dipenderà dalla forza dei settori maggiormente orientati verso il mercato interno”.
Moscovici è anche intervenuto nello specifico sulla situazione italiana: “C’è stato uno scambio di lettere non nello stesso clima dell’anno scorso. Non abbiamo pensato di bocciare il bilancio italiano. Abbiamo chiesto precisazioni, abbiamo continuato questi scambi, le decisioni che prenderemo saranno rese note nelle nostre comunicazioni verso il 20 novembre. Non ci sono due pesi e due misure, non si può raffrontare il dibattito di bilancio di quest’anno che è serio e rappresenta diversità di approccio rispetto allo scontro di un anno fa che era di cattivo auspicio per le relazioni. La decisione non sarà un respingimento del bilancio italiano o l’apertura di una procedura ora”.