X

Ue non cambia strada, stop alle auto termiche nel 2035. Ecco la roadmap per le auto green

Pixabay

Nonostante un mercato automobilistico europeo ancora incerto, con le vendite di veicoli elettrici che faticano a decollare, l’Unione europea mantiene la strada verso il 2035 come data chiave per il divieto alla vendita di automobili con motori termici tradizionali. Non si torna indietro, l’obiettivo principale è ridurre drasticamente le emissioni di C02, per giungere alla neutralità climatica entro il 2050.

Entro il 2025, la Commissione europea prevede una riduzione del 19% nelle emissioni di Co2, passando da 116 a 93,6 grammi per chilometro per le auto nuove. Per i veicoli commerciali leggeri, il limite sarà di 154 grammi. Entro il 2030, le emissioni dovranno essere ridotte del 55%, con il divieto totale di auto a benzina e diesel a partire dal 2035, lasciando spazio solo ai veicoli a emissioni zero.

Stop auto termiche al 2035: il piano Fit for 55

Il piano Fit for 55 è parte del Green Deal e punta a ridurre le emissioni di Co2 del 55% entro il 2030, con l’obiettivo finale della neutralità climatica nel 2050. Le tappe principali sono:

  • 2025: Riduzione del 19% delle emissioni medie delle auto nuove, fino a 93,6 grammi di CO2 per chilometro.
  • 2030: Riduzione del 55% delle emissioni rispetto ai livelli attuali.
  • 2035: Divieto di vendita per le auto a combustione interna, salvo eccezioni per veicoli con carburanti sintetici (e-Fuel) e piccoli produttori. (Le auto termiche già circolanti non saranno interessate dallo stop)

Questi obiettivi non lasciano spazio a errori, e il mancato rispetto comporterà sanzioni elevate per i produttori.

Sanzioni alle aziende che non rispettano i limiti di emissione

Le aziende automobilistiche che non rispetteranno i limiti di emissione imposti dall’Ue saranno soggette a grosse multe. La sanzione prevista è di 95 euro per ogni grammo di Co2 eccedente il limite, moltiplicato per il numero di veicoli venduti. Per i grandi gruppi, ciò potrebbe tradursi in costi per miliardi di euro.

“Si rischiano multe per 15 miliardi di euro se le norme Ue sulle emissioni di Co2 non verranno rispettate”, ha dichiarato Luca de Meo, Ceo del gruppo Renault e presidente dell’Acea, l’Associazione europea dei costruttori di auto. Costi che non solo peseranno sulle case automobilistiche, ma potrebbero anche ripercuotersi sui prezzi delle auto e sull’occupazione.

Stop auto termiche al 2035: sono previste deroghe

Non tutte le automobili saranno soggette al divieto di vendita del 2035. Sono previste alcune deroghe. Innanzitutto, i motori alimentati con e-fuel, carburanti sintetici prodotti esclusivamente da fonti rinnovabili, non saranno inclusi nel blocco, una misura fortemente sostenuta dalla Germania.

Inoltre, i piccoli produttori beneficeranno di agevolazioni: le aziende che producono meno di mille veicoli all’anno saranno esentate dal regolamento, mentre quelle che costruiscono tra mille e diecimila auto avranno un anno in più, fino al 2036, per adeguarsi senza doversi preoccupare degli obiettivi intermedi. Di questa deroga ne beneficeranno i marchi di auto sportive come Ferrari, Maserati e Lamborghini, che potranno così affrontare la transizione pensare ad altri step.

Il futuro delle moto e dei mezzi pesanti

Se le automobili sono al centro della transizione elettrica, moto e mezzi pesanti seguono strade diverse. Le motociclette non sono incluse nel blocco del 2035 a causa delle limitazioni tecniche delle batterie per i veicoli a due ruote. Per quanto riguarda i mezzi pesanti, il regolamento prevede una riduzione progressiva delle emissioni fino al 2040, senza un divieto totale come per le automobili.

Auto elettriche: mercato fatica a decollare

Sebbene la transizione verso l’elettrico sia in corso, la domanda di auto elettriche non è all’altezza delle aspettative. Attualmente, la quota di mercato dei veicoli elettrici è solo del 12,6% in Europa, con paesi come l’Italia che faticano a tenere il passo, dove le auto elettriche rappresentano meno del 4% delle vendite. Questo rallentamento ha effetti diretti anche sull’industria automobilistica nazionale. A Torino, ad esempio, lo stabilimento di Mirafiori, dove si produce la Fiat 500 elettrica, ha visto una riduzione della produzione, provocando cassa integrazione per i dipendenti. Situazioni simili si riscontrano anche in altri paesi europei, con critiche all’approccio troppo rigido dell’UE da parte di Italia, Ungheria, Polonia e Bulgaria. Anche in Germania, la transizione viene vista da alcuni leader come una delle cause della crisi del settore automobilistico, con aziende come Volkswagen che stanno considerando la chiusura di impianti per ridurre i costi.

Le immatricolazioni di auto elettriche nel 2024

Ad agosto 2024, le immatricolazioni di auto elettriche in Europa sono calate del 43,9%, passando da 165.204 unità dell’anno precedente a 92.627. La quota di mercato è scesa dal 21% al 14,4%, con forti diminuzioni nei principali mercati: Germania (-68,8%) e Francia (-33,1%).

Da gennaio ad agosto 2024, sono state immatricolate 902.011 auto elettriche, pari al 12,6% del mercato europeo. In Italia, nonostante un lieve aumento delle vendite (+5,3%), la quota di mercato resta bassa, al 3,94%, con 48.425 veicoli elettrici immatricolati nei primi nove mesi del 2024. Gli italiani preferiscono l’usato per contenere i costi e scegliere veicoli con motori tradizionali a combustione, come diesel e benzina, piuttosto che auto elettriche o ibride.

Rivedere gli obiettivi: Italia punta alla revisione

La previsione di zero emissioni entro il 2035 ha spinto i costruttori automobilistici a investire massicciamente nella produzione di veicoli elettrici. L’Ue sta cominciando a discutere la possibilità di rivedere alcune misure, mantenendo, però, il divieto di vendere veicoli a motore termico dal 2035, ma anticipando la revisione del regolamento dal 2026 al 2025. Italia e Germania sostengono questa proposta per dare certezze a imprese e consumatori.

Il ministro italiano Adolfo Urso ritiene che gli obiettivi siano troppo gravosi e potrebbero mettere in crisi il settore automobilistico. Anche in Germania, alcuni politici criticano la transizione, ritenendola responsabile della crisi dell’industria auto.

Urso e il ministro tedesco Robert Habeck concordano sulla necessità di mantenere la data del 2035, ma chiedono risorse comuni e un approccio tecnologicamente neutrale per rafforzare la competitività dell’industria europea. Berlino, però, resta ferma sul divieto dei veicoli a combustione dal 2035.

Il dibattito riguarda anche la sicurezza economica: Urso avverte che una rapida adozione dei veicoli elettrici senza una catena di fornitura europea adeguata potrebbe rendere l’Ue dipendente dalla Cina per le materie prime, creando un nuovo rischio di dipendenza economica simile a quella dai combustibili fossili russi.

Il percorso verso il 2035 rappresenta una sfida senza precedenti per l’industria automobilistica europea, con implicazioni economiche, sociali e ambientali. La volontà di ridurre drasticamente le emissioni di Co2 è chiara, ma le difficoltà nel realizzare una transizione sostenibile restano numerose. Il futuro dell’auto elettrica in Europa dipenderà dalla capacità di bilanciare innovazione, competitività e sicurezza economica.

L’Unione Europea conferma il divieto di vendita di auto a combustione interna dal 2035, puntando alla neutralità climatica entro il 2050. Italia spinge per una revisione del piano entro il 2025 per garantire competitività e sicurezza economica. In mezzo c’è una crisi di un settore con un mercato elettrico che fatica a decollare

Related Post
Categories: Economia e Imprese