Il 50% della corruzione europea è made in Italy. Nel nostro Paese il business da malaffare vale 60 miliardi di euro l’anno (il 4% del Pil), esattamente la metà dei 120 prodotti in tutta la Ue. Il triste primato emerge dal primo rapporto della Commissione europea sulla corruzione presentato oggi da Celicia Malmstrom, commissaria agli Affari interni.
In Italia sono viziate da bustarelle e favori di vario tipo oltre il 10% delle gare per appalti pubblici, mentre in Francia e Olanda il dato si attesta rispettivamente al 3 e all’ 1%. Secondo Bruxelles, la nuova legge italiana contro la corruzione “lascia irrisolti” vari problemi, perché “non modifica la disciplina della prescrizione, la legge sul falso in bilancio e l’autoriciclaggio e non introduce reati per il voto di scambio”.
L’Europa punta il dito anche contro la mancanza di norme efficaci contro i conflitti d’interesse, rilevando inoltre che “i tentativi” di darsi norme per garantire processi efficaci sono stati “più volte ostacolati da leggi ad personam”: dal lodo Alfano alla ex Cirielli, dalla depenalizzazione del falso in bilancio al legittimo impedimento.
“In Italia i legami tra politici, criminalità organizzata e imprese – prosegue la Commissione –, uniti allo scarso livello di integrità dei titolari di cariche elettive e di governo sono tra gli aspetti più preoccupanti, come testimonia l’alto numero di indagini per corruzione”.
Il report ricorda poi che solo nel 2012 sono scattate indagini penali e ordinanze di custodia cautelare nei confronti di esponenti politici locali in circa metà delle 20 Regioni italiane. Inoltre, sono stati sciolti 201 consigli municipali, di cui 28 dal 2010, per presunte infiltrazioni criminali, e più di 30 deputati della precedente legislatura sono stati indagati per reati collegati a corruzione o finanziamento illecito ai partiti.