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Ue e grandi imprese: Italia seconda solo alla Germania

Secondo valutazioni dell’Organismo italiano di contabilità, nella classifica europea il nostro Paese è superiore per numero di grandi imprese a Inghilterra, Francia e Spagna – Il consiglio dei ministri approva due decreti per recepire la direttiva Ue in materia di principi contabili di bilancio per gli intermediari finanziari e le società quotate.

Ue e grandi imprese: Italia seconda solo alla Germania

L’Italia ha subìto una metamorfosi da regno delle Pmi a incubatore di grandi aziende? Non proprio, ma in termini relativi (a sorpresa) siamo nella media europea e in valori assoluti siamo ci battono solo i tedeschi. Secondo i numeri pubblicati oggi dall’Organismo italiano di contabilità, che ha rielaborato dati dell’archivio Unioncamere sulle società di capitale, nel 2009 il nostro Paese aveva 6.025 imprese di grandi dimensioni, pari allo 0,6% del totale

Fin qui, nulla di strano. L’aspetto curioso è nel confronto con il resto dell’Unione europea. Dalle rilevazioni del Centre for Strategy & Evalutation Services relative al 2010, infatti, emerge che la percentuale di grandi imprese nella media Ue è identica a quella italiana (0,6%).

Ancor più inatteso è il paragone con i singoli Paesi, che vede l’Italia uscire sconfitta solo dal confronto con la Germania (forte di 8.610 grandi imprese, l’1% del totale). In un’ideale classifica, invece, rimarrebbero sotto di noi Inghilterra (4.081 grandi imprese, lo 0,5% del totale), Francia (2.330, pari allo 0,2%) e Spagna (5.101, ovvero lo 0,4%).  

Certo, bisogna ricordare che questi numeri hanno un valore puramente quantitativo e non danno conto del peso che le grandi aziende hanno sui Pil dei rispettivi Paesi. Se introducessimo questo criterio, il nostro Paese non occuperebbe più la seconda posizione della classifica, dal momento che le piccole e medie imprese hanno un ruolo molto più decisivo in Italia che non nelle altre principali economie europee.  

Basti pensare che i numeri fin qui proposti non tengono in considerazione le microimprese individuali, la cui consistenza distingue in effetti l’Italia dagli altri Paesi europei. Includendo nel conteggio anche queste aziende, secondo l’Istat, si arriva a un numero complessivo di circa 4,3 milioni di imprese, contro le 927.745 prese in considerazione dall’Oic.

In ogni caso, anche i semplici dati quantitativi sulle società di capitale italiane risultano notevoli se si tiene conto dei limiti oltre i quali si parla di grandi imprese. Appartengono a questa categoria le aziende che soddisfino almeno due dei seguenti criteri: totale attivo patrimoniale superiore a 20 milioni di euro, importo netto di vendite e prestazioni maggiore o uguale a 40 milioni di euro e numero dei dipendenti durante l’anno maggiore o uguale a 250. 

Queste soglie sono alcune delle modifiche proposte dal ministero dell’Economia nell’operazione di recepimento della direttiva Eu 34/2013 (da realizzare entro il 15 luglio 2015) che sostituisce, abrogandole, le direttive CEE IV e VII in materia di conti annuali e consolidati delle società di capitali. Si tratta di due schemi di decreti legislativi: erano ieri all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri e sono stati approvati in via preliminare. Ora proseguiranno l’iter con i pareri delle commissioni parlamentari.

Il primo dei due decreti introduce la nuova disciplina circa gli obblighi di trasparenza a carico delle imprese nel settore estrattivo e in quello dello sfruttamento delle aree forestali. Il provvedimento integra e modifica il codice civile e il decreto legislativo 127 del 9 aprile 1991 al fine di allineare le disposizioni in materia di bilancio di esercizio e consolidato alle disposizioni della direttiva europea. Il testo, inoltre, apporta modifiche a provvedimenti legislativi per adeguarne il contenuto alle prescrizioni della Direttiva o per esigenze di coordinamento in materia di conti annuali e consolidati delle imprese di assicurazione e di revisione legale dei conti.

Il secondo decreto, invece, disciplina l’attività degli intermediari finanziari che redigono i bilanci sulla base delle previsioni della Direttiva 86/635/CEE e i casi in cui un intermediario bancario o finanziario vigilato dalla Banca d’Italia sia tenuto a redigere il bilancio consolidato sulla base dei principi contabili internazionali. Viene infine riconosciuto alla Banca d’Italia il potere di emanare disposizioni relativamente alle forme tecniche dei bilanci e delle situazioni dei conti destinate al pubblico nonché alle modalità e ai termini della pubblicazione delle situazioni dei conti, prevedendo opportune forme di coordinamento con la Consob.


Allegati: Analisi categorie imprese in ambito europeo 2012.ppthttp://firstonline-data.teleborsa.it/news/files/1180.pdf

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