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Ue denuncia il Regno Unito: “Violazione dei diritti di libera circolazione post-Brexit”

Pixabay

Si apre un nuovo capitolo nelle tensioni tra Londra e Bruxelles dopo la Brexit. La Commissione europea ha deciso di portare il Regno Unito davanti alla Corte di Giustizia dell’Ue, accusandolo di aver ostacolato la libera circolazione dei cittadini comunitari e dei loro familiari. Secondo Bruxelles, nella lettera di deferimento, “vi sono state diverse carenze” nell’applicazione delle normative comunitarie da parte del governo britannico.

Violati i diritti di circolazione post-Brexit

La denuncia di Bruxelles si concentra sui presunti ostacoli imposti dal Regno Unito ai cittadini dell’Ue che si sono stabiliti nel paese prima della fine del 2020. Secondo l’accordo di divorzio siglato tra il Regno Unito e l’Unione Europea, i cittadini comunitari e i loro familiari che risiedevano nel paese prima della fine del periodo di transizione, fissata per il 31 dicembre 2020, avrebbero dovuto continuare a godere dei diritti di libera circolazione. Secondo la Commissione, però, questo non è avvenuto. Nonostante i numerosi richiami, in particolare riguardanti i diritti dei lavoratori e dei familiari, molte problematiche sono rimaste irrisolte, poiché non sono state adottate le misure necessarie per garantire questi diritti.

Anche se il Regno Unito ha ufficialmente lasciato l’Unione Europea il 31 gennaio 2020, la Commissione ha tentato di risolvere la questione fin dal 2020, senza successo. L’accordo di divorzio, negoziato nel 2019, consente alla Commissione di intraprendere azioni legali se le problematiche relative ai diritti di libera circolazione non vengono risolte entro la fine del periodo di transizione.

Per questo motivo, la Commissione ha deciso di avviare una procedura di infrazione, portando il caso davanti alla Corte di Giustizia dell’Ue.

Lo scontro con il governo britannico

Nonostante i ripetuti richiami da parte di Bruxelles, il governo britannico non ha trovato una soluzione adeguata alle problematiche sollevate. Dopo la messa in mora del maggio 2020 e una seconda lettera inviata nel luglio 2024, le trattative non hanno condotto a una risoluzione soddisfacente. La Commissione Europea ha quindi deciso di intraprendere azioni legali, portando la questione davanti alla Corte di Giustizia. Una mossa che potrebbe avere importanti implicazioni per le future relazioni tra l’Ue e il Regno Unito, in un momento delicato di riavvicinamento tra le due parti.

In risposta, un portavoce del governo britannico ha scelto di non commentare direttamente la decisione della Commissione, limitandosi a osservare che la disputa riguarda il periodo di transizione che ha segnato la fine dell’uscita formale del Regno Unito dall’Unione Europea.

Regno Unito: prove di riavvicinamento all’Ue

Il 2024 ha segnato un tentativo di riavvicinamento tra il Regno Unito e l’Unione Europea, in particolare dopo l’insediamento di Keir Starmer alla guida del governo britannico. Il nuovo Primo Ministro laburista ha manifestato l’intenzione di rafforzare i legami bilaterali con Bruxelles, cercando di superare il periodo di stallo che ha contrassegnato il governo di Boris Johnson, segnato da tensioni legate alla Brexit e alle politiche internazionali. Nonostante questi segnali di apertura, la questione dei diritti di libera circolazione, però, rimane uno degli ostacoli principali nelle trattative tra le due parti.

Recentemente, la cancelliera allo Scacchiere, Rachel Reeves, ha partecipato per la prima volta a una riunione dei ministri delle Finanze dell’Ue, un ulteriore segnale del tentativo di Londra di riallacciare i rapporti con Bruxelles.

Oltre alla questione della libera circolazione, la Commissione europea ha denunciato anche la mancata cessazione dei trattati bilaterali di investimento ancora in vigore tra il Regno Unito e sei Stati membri dell’Ue: Bulgaria, Repubblica Ceca, Croazia, Lituania, Polonia e Slovenia. Questi trattati sono stati negoziati prima della Brexit e avevano come obiettivo la protezione degli investimenti esteri, garantendo un trattamento equo e la protezione contro l’esproprio. Secondo Bruxelles, questi accordi sono ora in violazione dei Trattati europei, poiché il Regno Unito non li ha formalmente disdetti dopo l’uscita dall’Ue, come invece previsto dalle normative europee.

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