La Commissione europea taglia drasticamente le previsioni sulla crescita dell’Italia. Le nuove stime saranno pubblicate ufficialmente giovedì mattina, ma alcune indiscrezioni (non confermate né smentite) danno per certo che Bruxelles – in riferimento al Pil 2019 del nostro Paese e tenendo conto degli effetti prodotti dalla manovra gialloverde – abbasserà l’asticella allo 0,2%. Come dire un terzo rispetto alle previsioni di Banca d’Italia e Fondo monetario internazionale (che stimano per quest’anno una crescita dello 0,6%) e addirittura un quinto rispetto alle stime del governo.
Solo a inizio dicembre, l’esecutivo vedeva il prodotto interno lordo 2019 in crescita dell’1,5%. Il dato era ritenuto irrealistico dai centri studi e dalle istituzioni di tutto il mondo, perciò – nel corso della trattativa con l’Europa sulla legge di Bilancio – il governo era stato costretto ad abbassare la previsione a un più verosimile 1%. Questo però non ha impedito il mese scorso al vicepremier Luigi Di Maio di parlare della possibilità di un nuovo “boom economico” in stile anni Cinquanta-Sessanta. E in più occasioni il titolare del Tesoro, Giovanni Tria, si è detto certo che la crescita del 2019 sarà superiore all’1%.
Tutto ciò stride con i nuovi calcoli di Bruxelles, il cui pessimismo, tuttavia, non è isolato. Il centro di ricerche REF ha già pubblicato calcoli in base ai quali la crescita italiana di quest’anno sarà nulla, mentre il centro studi di Confindustria ha detto di ritenere verosimile un dato di poco superiore allo zero.
La Commissione europea dovrebbe rivedere in negativo anche le previsioni sulla crescita dell’Ue e dell’Eurozona. A pesare è il rallentamento del commercio internazionale dovuto alla guerra dei dazi fra Usa e Cina, ma soprattutto la frenata dell’industria tedesca, che ha ricadute negative su tutti i Paesi europei, Italia inclusa: “La Germania è il primo mercato europeo per il nostro export”, ha ricordato nei giorni scorsi il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.