In occasione del Summit UE-CELAC, Comunità di Stati Latinoamericani e dei Carabi, tenutosi il 26 gennaio scorso a Santiago del Cile, Eurostat ha pubblicato gli ultimi aggiornamenti sul commercio tra i due partner commerciali. Nel corso degli anni 2003-2008, l’interscambio di beni di consumo è cresciuto in modo stazionario, per crollare nel 2009 e da allora intraprendere una decisa ripresa, con un ammontare passato da 75 mld di euro nel 2009 a 101 nel 2011. Tra il 2003 e il 2011, l’UE ha sempre registrato saldi negativi, con il deficit che nel 2011 ammontava a 12 mld. Nonostante ciò, i primi nove mesi del 2012 hanno mostrato una crescita costante dell’export europeo (+16%), arrivando a superare la quota delle stesse importazioni (+2%), con il risultato di invertire la tendenza e riportare così in attivo la bilancia commerciale.
Tra i mercati europei, la Germania ha rappresentato di gran lunga il maggior esportatore (24,4 mld, 28% sul totale), seguita da Italia (10,6 mld, 12%), Spagna (10,4 mld, 12%) e Francia (9,7 mld, 11%). Dal punto di vista delle importazioni, guidano Olanda (17 mld, 20%), Spagna (15,5 mld, 18%), Germania (13,5 mld, 13%), Regno Unito (9,9 mld, 11%) e Italia (7,7 mld, 9%). Ecco allora che i saldi positivi maggiori sono stati contabilizzati in Germania (+10,9 mld), Francia (+3,8 mld) e Italia (+ 2,9 mld), mentre i deficit hanno colpito maggiormente Olanda (-9,8 mld), Spagna (-5 mld) e Regno Unito (-3,9 mld).
Fra i 33 paesi membri CELAC, il Brasile rappresenta, al tempo stesso, il maggior mercato di destinazione (29,6 mld, 34%) e approvvigionamento (28,5 mld, 33%) dei paesi UE, seguito da Messico (20,7 mld, 24% export; 14,3 mld, 17% import), Argentina (6,5 mld, 8% export; 7,7 mld, 9% import) e Cile (6,1 mld, 7% export; 7,4, 9% import). Se i saldi positivi più redditizi hanno interessato Messico (+6,3 mld) e Panama (+1,8 mld), i disavanzi maggiori sono stati contabilizzati in Costa Rica (-4,4 mld), Colombia (-2,3 mld) e Perù (-2,2 mld).