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Ue, braccio di ferro sul Mes: fondi con o senza condizioni?

I Paesi mediterranei chiedono di cancellare le “condizionalità” per l’accesso al Fondo salva-Stati, ma il fronte del Nord si oppone – Eurogruppo in stallo anche sui Coronabond – La parola passa al Consiglio d’Europa, dove una mediazione è possibile

Ue, braccio di ferro sul Mes: fondi con o senza condizioni?

Niente accordo, per ora. Dopo una riunione di due ore in videoconferenza, martedì l’Eurogruppo non ha trovato un’intesa sul maxipiano per arginare le conseguenze economiche del coronavirus. A dividere i ministri della zona euro è in primo luogo la politica da seguire sul Fondo salva Stati (Mes). Gli schieramenti sono sempre gli stessi: Paesi mediterranei e Fronte del Nord.

Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Grecia chiedono che i 410 miliardi in pancia al Fondo vengano messi a disposizione dei governi per affrontare l’emergenza, ma senza le “condizionalità” attualmente previste. Il motivo è che, in base alle regole oggi in vigore, per accedere alle risorse del Mes bisogna sottoscrivere un patto d’austerità con la Troika Ue, impegnandosi a correggere i conti e a varare riforme strutturali. Ma è evidente che in questa fase – con la pandemia che dilaga e il Patto di Stabilità ufficialmente sospeso (la stessa Germania porterà il deficit/Pil 2020 oltre il 4%) – nessun governo potrebbe mai impegnarsi a varare politiche di bilancio restrittive. Anche perché una mossa del genere farebbe impennare le quotazioni dei sovranisti.

Dall’altra parte della barricata ci sono Olanda, Austria, Finlandia e Germania. Le prime tre rifiutano con decisione la proposta dei Paesi mediterranei, mentre la posizione di Berlino sembra più tesa alla mediazione. La questione si chiarirà meglio giovedì, quando si parlerà del Fondo salva-Stati al Consiglio europeo (terza riunione in tre settimane). È vero, i capi di Stato e di Governo non riceveranno dall’Eurogruppo alcun accordo preliminare su cui impostare il dibattito, ma il compromesso rimane comunque possibile. L’ipotesi più accreditata è che il ricorso al Fondo salva-Stati venga concesso a condizione che ciascun Paese impieghi le risorse esclusivamente per affrontare la crisi innescata dal coronavirus.  

Va in questa direzione anche la proposta presentata all’Eurogruppo dal numero uno del Mes, Klaus Regling. L’idea è di concedere prestiti fino al 2% del Pil (per l’Italia 36 miliardi) da spendere in funzione anti-pandemia (sanità, imprese e ammortizzatori sociali) e con una condizionalità di facciata: nulla più che il rispetto del Patto di Stabilità. I nordici hanno rifiutato anche questo, compreso il tedesco Olaf Scholz.

Niente di nuovo, per ora, nemmeno sul versante Eurobond (o Coronabond, o Sanibond). Italia, Francia e Spagna considerano le obbligazioni comunitarie un tassello fondamentale della strategia economica di medio periodo, ma anche in questo caso devono scontrarsi con le resistenze sei Paesi del Nord. Fin dall’inizio, tuttavia, era chiaro che la trattativa sugli Eurobond sarebbe stata molto più lunga e complicata: le difficoltà tecniche sono maggiori e per appianarle (ammesso che sia possibile) ci vorranno probabilmente dei mesi.

Ad oggi, l’unico vero bazooka che l’Eurozona può imbracciare subito contro il coronavirus è quello del Mes. A orientare la decisione finale del Consiglio europeo sarà probabilmente la cancelliera tedesca, Angela Merkel.

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