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Ue all’attacco: Google abusa del suo potere con Android

Pugno di ferro dell’Unione europea su Google: il gruppo americano ha abusato della sua posizione dominante con Android, il sistema operativo per cellulari e tablet di Big G. Ora l’accusa, ipotizzata un anno fa con l’apertura di una procedura formale, è diventata una vera e propria contestazione che potrà costare alla compagnia californiana più di 7 miliardi di multa. Il gruppo californiano rischia infatti una multa fino al 10% del fatturato.

Bruxelles ha dunque comunicato a Google di aver raggiunto una posizione preliminare secondo cui, in violazione delle norme antitrust dell’UE, “l’azienda ha abusato della propria posizione dominante imponendo restrizioni ai fabbricanti di dispositivi Android e agli operatori di reti mobili”.

La Commissione ritiene infatti che Google abbia messo in atto una strategia per i dispositivi mobili “volta a preservare e rafforzare la propria posizione dominante nel settore della ricerca generica su Internet. Una prima conseguenza è il fatto che Google Search viene preinstallato e impostato come motore di ricerca predefinito nella grande maggioranza dei dispositivi Android venduti in Europa. Poi, tali pratiche sembrano impedire ad altri motori di ricerca, esistenti e potenziali  – prosegue l’Antitrust Ue, di accedere a questo mercato, mediante browser mobili e sistemi operativi. Inoltre, sembrano essere pregiudizievoli ai consumatori perché limitano la concorrenza e soffocano l’innovazione nell’universo più ampio delle reti mobili”.

Le riserve della Commissione sono elencate in una comunicazione spedita all’indirizzo di Google e alla controllante Alphabet che all’epoca dell’avvio del procedimento non era ancora stata creata. Anche se, come osserva la Commissione, “l’invio di una comunicazione degli addebiti non pregiudica l’esito dell’indagine”, tuttavia è un ulteriore passo che rafforza il convincimento dell’esistenza di un abuso, l’anticamera di una prossima sentenza.

E infatti Margrethe Vestager, Commissaria responsabile per la Concorrenza, ha usato toni duri nel presentare la decisione: “Per i consumatori e per le imprese in Europa l’esistenza di un settore concorrenziale di servizi di internet mobile riveste sempre maggiore importanza. Sulla base di quanto finora appurato, riteniamo che il comportamento di Google neghi ai consumatori una scelta più ampia di servizi e di applicazioni mobili e inibisca l’innovazione da parte di altri attori, in violazione delle norme antitrust dell’UE, a cui sono soggette tutte le imprese operanti in Europa. Ora Google ha l’opportunità di rispondere alle riserve della Commissione.”

Secondo i dati in mano alla Commissione, smartphone e tablet rappresentano oltre la metà del traffico globale su internet e la loro quota è destinata ad aumentare ulteriormente in futuro. In Europa e nel mondo circa l’80% dei dispositivi mobili intelligenti usa Android, il sistema operativo mobile sviluppato da Google. Google concede in licenza il suo sistema operativo mobile Android a terzi fabbricanti di dispositivi mobili.

Ad aprile 2015 la Commissione ha avviato un procedimento sulla condotta di Google relativamente al sistema operativo Android e applicazioni connesse. In questa fase, la Commissione ritiene che Google goda di posizione dominante sui mercati dei servizi di ricerca generica su internet, dei sistemi operativi per dispositivi mobili intelligenti soggetti a licenza e dei portali di vendita di applicazioni per il sistema operativo Android. In generale Google detiene quote di mercato superiori al 90% in ciascuno di questi mercati nello Spazio economico europeo (SEE).

Nella comunicazione degli addebiti inviata mercoledì la Commissione sostiene che Google ha violato le norme antitrust dell’Unione:

1) per l’obbligo ai fabbricanti di preinstallare Google Search e il browser Google Chrome e di impostare Google Search come motore di ricerca predefinito sui loro dispositivi, come condizione per poter concedere in licenza determinate applicazioni di cui Google detiene i diritti;
2) per il divieto ai fabbricanti di vendere dispositivi mobili intelligenti che utilizzano sistemi operativi concorrenti basati sul codice sorgente aperto Android;
3) per l’offerta di incentivi finanziari ai fabbricanti e agli operatori di reti mobili affinché preinstallino esclusivamente Google Search sui loro dispositivi.

La Commissione ritiene che tali pratiche commerciali possano portare all’ulteriore consolidamento della posizione dominante di Google Search nei servizi di ricerca generica su internet. Teme inoltre che tali pratiche pregiudichino la capacità dei browser mobili concorrenti di competere con Google Chrome e che ostacolino lo sviluppo di sistemi operativi basati sul codice sorgente aperto Android, vanificando le opportunità che ne deriverebbero per lo sviluppo di nuove applicazioni e servizi.

In via preliminare “la Commissione ritiene che a farne le spese siano in ultima analisi i consumatori, che devono accontentarsi di una scelta più limitata e di un ritmo più lento di sviluppo delle innovazioni”Ad Aprile 2015 la Commissione ha avviato un procedimentoAd Aprile 2015 la Commissione ha avviato un procedimento.

“Mai limitato la competizione sul mercato” – Google, già finita nel mirino dell’Ue per abuso di posizione dominante in relazione al proprio motore di ricerca, potrebbe dunque trovarsi con una grana non di poco conto. Tanto che il Financial Times ha paragonato nei giorni scorsi l’apertura di un fronte anti-Google da parte di Bruxelles alla battaglia lanciata dall’Europa nel 2013 contro Microsoft, cui fu chiesto un assegno da 561 milioni di euro per non aver offerto ai clienti la possibilità di scegliere il proprio browser. Big G ha sempre negato che il sistema mobile Android limiti la libera competizione sul mercato, sottolineando che oggi gli utenti, proprio grazie ad Android, hanno più scelta che in passato e che anche le app dei competitori come Microsoft, Amazon, Facebook ed Expedia sono facilmente scaricabili dal sistema operativo.

Google: “L’Ue protegge il passato dal futuro” – Sempre sulle colonne del quotidiano britannico era intervenuto il presidente business e operations di Google Europe, Matt Brittin, criticando l’atteggiamento della Commissione Europea e accusandola di “proteggere il passato dal futuro”. Dichiarazioni che hanno provocato la risposta arrivata a stretto giro di posta dalla Commissaria Vestager, che da Amsterdam ha rispedito le accuse al mittente senza sbottonarsi troppo: “Le nostre inchieste antitrust sono ancora in corso e non posso dire se questi gruppi hanno violato le regole”.

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