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Ucraina, Zelensky avvia il maxi-rimpasto di governo: raffica di dimissioni, via anche il ministro degli Esteri Kuleba

Imagoeconomica

Zelensky ha deciso di mettere mano al governo, e lo fa con un rimpasto che promette di essere epocale. Martedì sera, è scoppiata una vera e propria tempesta politica: non uno, non due, ma diversi ministri hanno presentato le dimissioni, creando un effetto domino che ha travolto l’intero esecutivo. Tra i dimissionari c’è anche il “big” della diplomazia ucraina, il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba ma anche altri colleghi di peso come come Denys Maliuska (Giustizia), Oleksandr Kamyshin (Industrie strategiche) e Ruslan Strilets (Ecologia). Successivamente, anche le vicepremier Olha Stefanishyna, responsabile per l’Integrazione europea ed euroatlantica, e Iryna Vereshchuk, incaricata della reintegrazione dei territori occupati, hanno abbandonato i loro ruoli. E non è finita qui: si mormora che potrebbero essere coinvolti fino alla metà dei ministri.

Zelensky cambia metà dei suoi ministri: ecco perché

Questi cambiamenti non riguardano solo i nomi, ma colpiscono ruoli fondamentali nella gestione della guerra e nella ricostruzione del Paese, rendendo il loro addio ancor più significativo. Solo dall’inizio del 2024, altri cinque ministri avevano già lasciato i loro incarichi, e da quando è iniziata l’invasione russa il 24 febbraio 2022, i cambiamenti ai vertici governativi sono stati numerosi. Tra questi, un anno fa, il ministro della Difesa Oleksii Reznikov è stato sostituito da Rustem Umerov, e più recentemente il comandante delle forze armate Valery Zaluzhny è stato rimpiazzato da Oleksandr Syrsky.

Nel suo discorso di martedì sera, il leader ucraino ha dichiarato che l’autunno sarà decisivo per l’Ucraina e ha enfatizzato la necessità di rafforzare il governo e le istituzioni in vista dell’inverno. Ha parlato di potenziare la cooperazione con le comunità locali, migliorare la produzione di difesa, intensificare la collaborazione con la Nato e l’Unione europea, e combattere la propaganda russa proteggendo il patrimonio culturale ucraino.

Ucraina, al via il maxi-rimpasto di governo: ecco le ipotesi

La crisi politica esplode proprio nel bel mezzo di una guerra che, di solito, tiene a bada gli scontri interni. Ma questa volta, neanche il conflitto è riuscito a frenare i malumori. Perché? In molti si chiedono se dietro a tutto questo ci sia una lotta di potere all’interno della cerchia di Zelensky. C’è chi ipotizza che queste dimissioni siano una forma di protesta contro decisioni o dinamiche interne al governo, forse in risposta al modo in cui sono stati gestiti alcuni dossier sensibili come la sicurezza energetica.

La situazione sembra aver preso una piega particolarmente tesa dopo la cacciata di Volodymyr Kudritsky, capo di Ukrenergo, l’agenzia nazionale dell’energia elettrica, accusato di non aver fatto abbastanza per proteggere le centrali dai bombardamenti russi. La sua rimozione ha alimentato voci di faide interne per il controllo di un settore cruciale per la sopravvivenza del Paese.

Nei prossimi giorni potrebbero esserci ulteriori dimissioni e nuove nomine. Secondo indiscrezioni, alcuni dei dimissionari potrebbero essere riassegnati a nuovi ruoli: Olha Stefanishyna potrebbe finire a capo di un ministero ristrutturato, mentre Oleksandr Kamyshin ha già annunciato che continuerà a operare nella difesa ma con nuove mansioni. Si prevede che Andry Sybiha, attuale vice capo dell’ufficio della presidenza, possa succedere a Kuleba invece il primo ministro Denys Shmyhal sembra destinato a mantenere il suo posto.

L’Ucraina tra crisi politica e offensiva russa

Mentre la politica interna si agita, il conflitto con la Russia non dà tregua. Gli attacchi russi continuano a mietere vittime: solo ieri, un bombardamento su Poltava ha causato la morte di oltre 50 persone e oltre 200 feriti, con il bilancio destinato a salire mentre i soccorsi cercano persone sotto le macerie. Un episodio tragico che si aggiunge alla lunga lista di orrori quotidiani. Mentre l’Ucraina combatte per respingere l’offensiva russa, si dedica anche a rafforzare le sue posizioni, consolidando i progressi ottenuti nella regione di Kursk, dove ha conquistato circa mille chilometri quadrati di territorio.

In un tale contesto, c’è da chiedersi quanto a lungo queste scosse politiche riusciranno a tenere alta l’attenzione o se verranno presto soffocate dal fragore incessante della guerra.

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