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Ucraina, Zelensky al summit di Granada ma sugli aiuti pesano le incognite Usa e una Ue più divisa

Imagoeconomica

La crisi ucraina che si trascina ormai da oltre un anno e mezzo e di cui non si intravede alcuna soluzione possibile si sta pericolosamente intrecciando ad appuntamenti che nel 2024 terranno banco nelle due sponde dell’Atlantico: le elezioni europee e poi, a novembre, quelle americane. Il dossier Ucraina per le sue implicazioni geopolitiche, strategiche ma soprattutto per gli impegni finanziari che comportano gli aiuti a Kiev diventa così oggetto di una doppia campagna elettorale. E questa non è affatto una buona notizia. 

Ucraina: gli Usa a caccia di soldi e Trump soffia sul fuoco

È di questi giorni la paralisi del Congresso Usa dopo la destituzione dello speaker Kevin McCarthy, caduto a causa dei suoi colleghi più estremisti e dopo l’accordo della settimana scorsa volto a evitare lo shutdown (blocco dei conti federali compresi tutti gli stipendi pubblici) dal quale sono stati esclusi i fondi per Kiev. Entro il 17 novembre il Congresso deve approvare il finanziamento delle casse statali per evitare la sospensione di molti servizi amministrativi e il congelamento dello stipendio per milioni di dipendenti federali, inclusi quasi due milioni di soldati. Una situazione che preoccupa il presidente Joe Biden secondo il quale tuttavia “c’è una maggioranza di membri della Camera e del Senato in entrambi i partiti che sosterranno i finanziamenti all’Ucraina. Ho parlato con Zelensky  – aggiunge Biden – e abbiamo risolto su tutto quello che ci ha chiesto”. Una rassicurazione che dovrebbe confermare quindi la promessa fatta a Kiev di mandare i missili a lungo raggio Atamcs.

Nel frattempo gli Stati Uniti, fa sapere il segretario di Stato Antony Blinken,  stanno valutando il modo di poter usare i beni russi congelati nei Paesi occidentali per aiutare l’Ucraina. Si tratterebbe di circa 300 miliardi di dollari la maggior parte dei quali si trova attualmente in Europa.

A dare voce a chi, negli Usa, chiede un progressivo disimpegno dall’Ucraina ci pensa Donald Trump che chiede:  “Perché il corrotto Joe Biden non fa contribuire l’Europa per le spese all’Ucraina?”. Il tycoon accusa l’Europa di essere indietro di 175 miliardi rispetto agli Stati Uniti per gli aiuti all’Ucraina e sostiene che a ogni dollaro speso dagli americani dovrebbe corrisponderne uno speso dall’Europa. E osserva: “Non andrebbe dato nessun altro dollaro  fino a che l’Europa non avrà pareggiato il denaro che gli Stati Uniti hanno messo per difendere l’Ucraina”.

Ucraina: alle incertezze Usa si aggiungono le fragilità dell’Europa

Problemi e incertezze che si aggiungono a tutte le fragilità dell’Europa alle prese con un dossier migranti incandescente (e solo temporaneamente disinnescato). Il presidente ucraino  Zelensky è arrivato  questa mattina a Granada, in Spagna, per partecipare al Summit della Comunità politica europea.  “Il nostro obiettivo comune – scrive Zelensky su Twitter – è garantire la sicurezza e la stabilità della nostra casa comune europea; stiamo lavorando insieme ai partner per migliorare l’architettura di sicurezza europea, in particolare la sicurezza regionale”. “Presteremo  particolare attenzione alla regione del Mar Nero e ai nostri sforzi congiunti per rafforzare la sicurezza alimentare globale e la libertà di navigazione” aggiunge Zelensky secondo il quale “la priorità fondamentale dell’Ucraina, soprattutto con l’avvicinarsi dell’inverno, è rafforzare la difesa aerea. Abbiamo già gettato le basi per nuovi accordi con i partner e attendiamo con impazienza la loro approvazione e attuazione”.

Zelensky lavora con Sholz, Macron e Meloni per un rapido ingresso nella Ue

Il presidente ucraino lavora alacremente con i suoi partner più affidabili (Scholz, Macron e Meloni) per un rapido ingresso nella Ue. Secondo stime fatte sul bilancio 2021-27 e pubblicate dal Financial Times, l’adesione dell`Ucraina darebbe accesso a Kiev a circa 186 miliardi di euro in sette anni in una Unione allargata a Ucraina, Moldova, Georgia e sei stati dei Balcani occidentali. Secondo le stesse stime il totale finanziario ammonterebbe per tutti a 256,8 miliardi di euro.

 E’ quasi scontato che l’adesione di Kiev e il tema degli aiuti sarà al centro della prossima campagna delle europee. Ma la vittoria in Slovacchia del filorusso Fico lascia presagire possibili nuove divisioni tra le famiglie politiche europee. La presidente slovacca Zuzana Caputová si sarebbe intanto opposta all’invio di ulteriori aiuti militare all’Ucraina, in seguito all’elezione del primo ministro filorusso Robert Fico. Il Ministero della Difesa slovacco aveva preparato un nuovo pacchetto di aiuti per l’Ucraina che Caputová avrebbe potuto firmare mentre era ancora in carica il predecessore di Fico, ma la presidente si è rifiutata affermando che le elezioni parlamentari debbano essere rispettate.

Meloni è apertamente con Kiev mentre i ministri degli Esteri Tajani e della Difesa Crosetto chiudono in fretta una minipolemica su chi debba decidere l’invio di aiuti militari. “Io – sostiene la premier – continuo ad essere convinta che sostenere l’Ucraina sia non solo giusto ma anche il modo migliore per difendere l’interesse nazionale italiano. Il supporto continuerà anche con la fornitura di armi, compatibilmente con le richieste e con la necessità di non sguarnire la nostra sicurezza”. Però, ricorda sempre la Meloni, guerra porta “conseguenze” come l’inflazione, i costi dell’energia, le migrazioni, “che impattano fortemente sulle nostre società, e se non siamo bravi ad affrontare quelle conseguenze le opinioni pubbliche continueranno a scricchiolare”.

Ucraina ma anche migranti sul tavolo dei leader a Granada

Già oggi nella Comunità politica europea e più ancora domani a Granada nel Consiglio europeo informale si parlerà anche di immigrazione. E’ atteso un bilaterale tra Meloni e Scholz dopo la decisione tedesca di stralciare dal documento che riguarda la gestione delle crisi la parte sulle Ong che aveva suscitato le critiche italiane. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che aveva presentato il pacchetto del Patto migrazione nel settembre 2020, vede ora il traguardo vicino e parla di “una vera e propria svolta che ci permette di far avanzare i negoziati con il Parlamento europeo e il Consiglio Ue. Uniti – aggiunge – possiamo realizzare il Patto prima della fine di questo mandato“. L’intesa potrà far riprendere i negoziati sui regolamenti Eurodac e sullo screening, che il Parlamento aveva sospeso proprio per dare un segnale contro lo stallo sul Patto fermo al Consiglio. Ai dossier aperti, già nell’iter dei negoziati tra Consiglio e Parlamento, si aggiunge ora anche il regolamento sulle crisi. 

Di Ucraina e migranti si occuperà oggi e domani anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che parteciperà al vertice dei Paesi del Gruppo Arraiolos che si svolgerà a Oporto, in Portogallo. Il Gruppo Arraiolos o gruppo Uniti per l’Europa è la riunione informale dei presidenti di alcuni degli Stati membri dell’Unione europea, (Italia, Bulgaria, Germania, Estonia, Irlanda, Grecia, Croazia, Lettonia, Ungheria, Malta, Austria, Polonia, Portogallo, Slovenia e Finlandia), sia esecutivi sia non esecutivi, che si tiene una volta all’anno. È un forum politico per i capi di stato delle repubbliche parlamentari e anche di alcune tra quelle semi-presidenziali (ne sono esclusi perciò le monarchie costituzionali o di stati governati da sistemi presidenziali) e si occupa di questioni e problemi riguardanti lo stato attuale e lo sviluppo futuro dell’Unione europea, del processo d’integrazione, ma anche di come affrontare le sfide della globalizzazione. 

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