Durante un evento a Phoenix, Donald Trump ha annunciato l’intenzione di incontrare Vladimir Putin all’inizio del suo nuovo mandato presidenziale. Come dichiarato anche durante la campagna elettorale, il suo obiettivo è chiaro: porre fine rapidamente alla guerra in Ucraina. “Milioni di soldati sono morti. Stiamo vedendo numeri che sono pazzeschi. Devo fermarlo. È ridicolo,” ha affermato il Tycoon.
Trump ha inoltre spiegato che il presidente russo si è mostrato disponibile al dialogo: “Putin ha detto che vuole incontrarmi il prima possibile, e dobbiamo cogliere questa occasione per mettere fine a questa guerra.” Parole che trovano conferme anche a Mosca.
Putin: “Pronto al dialogo, ma alle nostre condizioni”
Il leader del Cremlino ha confermato la disponibilità a un incontro con Trump, ma ha ribadito alcune riserve. “Non ci parliamo da quattro anni. Sono pronto a farlo in qualsiasi momento,” ha dichiarato Putin, durante la sua ultima conferenza stampa dell’anno. Tuttavia, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha sottolineato che, al momento, non ci sono piani concreti per un faccia a faccia. “Finora non ci sono stati veri impulsi,” ha dichiarato, precisando che eventuali negoziati sarebbero possibili solo dopo le elezioni presidenziali ucraine, un punto strategico per indebolire Zelensky e i suoi rapporti con l’Occidente.
Trump e Putin si sono incontrati due volte durante la prima presidenza del Tycoon, ad Amburgo e a Helsinki. In quest’ultima occasione, Trump aveva dichiarato di credere alle smentite russe riguardo alle interferenze nelle elezioni del 2016, suscitando polemiche negli Stati Uniti. Ora, molti si chiedono come il rapporto tra i due influenzerà i negoziati e se Trump sarà in grado di ottenere risultati concreti.
Un piano controverso per la pace
Resta da capire su come si potrebbe arrivare a una pace accettabile anche per Volodymyr Zelensky, senza che ciò sembri una resa all’invasore. Durante la campagna elettorale, Trump aveva promesso di chiudere il conflitto in sole 24 ore, e indiscrezioni indicano che il suo piano includerebbe un cessate il fuoco lungo l’attuale linea del fronte. In base a questa proposta, i territori occupati dalla Russia rimarrebbero sotto il controllo di Mosca, ma senza riconoscimenti formali, mentre l’Ucraina dovrebbe rinunciare all’ingresso nella Nato per almeno vent’anni. L’accordo sarebbe accompagnato da una forza di interposizione internazionale e un robusto riarmo occidentale per garantire la sicurezza ucraina.
Zelensky: “La Nato è il nostro obiettivo”
Intanto, Volodymyr Zelensky ha ribadito l‘importanza di garantire la sicurezza dell’Ucraina attraverso l’adesione alla Nato. “Tutti noi comprendiamo che l’invito dell’Ucraina alla Nato e l’adesione all’alleanza possono essere solo una decisione politica“, ha dichiarato Zelensky ai suoi diplomatici. Una posizioneche si scontra nettamente con le idee di Mosca e con quelle del nuovo presidente americano, rischiando di complicare ulteriormente il percorso verso la pace.
Trump: “Usa presto fuori dall’Oms”
L’agenda di Trump non si limita alla questione ucraina. Secondo quanto riportato dal Financial Times, il presidente eletto ha intenzione di ritirare gli Stati Uniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) sin dal primo giorno del suo mandato. “L’Oms è sotto il controllo della Cina,” ha dichiarato, sottolineando che i fondi americani dovrebbero essere destinati a priorità nazionali. Gli esperti avvertono che una mossa simile potrebbe avere conseguenze disastrose sulla salute globale. E, già, la nomina del noto No Vax Robert Kennedy Jr. a Ministro della Sanità solleva ulteriori preoccupazioni riguardo a una possibile deriva sanitaria negli Stati Uniti.
In un’altra dichiarazione controversa, Trump ha poi affermato che gli Stati Uniti dovrebbero riprendere il controllo del Canale di Panama. “Un Canale sicuro è cruciale per il commercio statunitense e per il rapido dispiegamento della Marina,” ha detto, aggiungendo che il governo panamense “dovrà accettare la nostra richiesta.” Gli Stati Uniti avevano mantenuto il controllo di questo passaggio strategico fino alla sua cessione definitiva a Panama nel 1999.