Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky era ieri a Parigi, ospite di Emmanuel Macron, alla vigilia del vertice dei cosiddetti “volenterosi” (oltre ai Paesi Ue anche Regno Unito e Turchia), che si terrà oggi all’Eliseo. Zelensky ha già incassato 2 miliardi di euro aggiuntivi per aiuti militari dalla sola Francia e ha concordato con Macron un nuovo pacchetto di aiuti, che sarà discusso oggi al vertice dei “volenterosi”, chiamato anche a discutere le garanzie di sicurezza e le forme di un’eventuale forza di pace. A Parigi sarà presente anche la premier italiana, Giorgia Meloni, che ieri, in un vertice a Palazzo Chigi con Matteo Salvini, Antonio Tajani (in collegamento) e Guido Crosetto, ha ribadito la sua posizione contraria all’invio di militari italiani se non all’interno di decisioni prese dalle Nazioni Unite.
La riunione italiana è servita – come afferma un comunicato del Governo – per “riaffermare l’impegno alla costruzione, insieme ai partner europei e occidentali e con gli Stati Uniti, di garanzie di sicurezza solide ed efficaci per l’Ucraina che trovino fondamento nel contesto euroatlantico. Ciò anche sulla base di un modello che in parte possa ricalcare quanto previsto dall’articolo 5 del Trattato di Washington, ipotesi che sta riscontrando sempre più interesse tra i partner internazionali”.
Meloni media tra alleati: sicurezza per l’Ucraina sì, fughe in avanti no
Meloni ha soprattutto esortato i suoi “vice”, Salvini e Tajani, ad evitare fughe in avanti e ad abbassare i toni sulla difesa Ue e sulla crisi ucraina, che hanno rischiato di spaccare la maggioranza negli ultimi giorni. Secondo Tajani, l’unica condizione per inviare militari italiani è che siano inquadrati sotto l’egida delle Nazioni Unite. Per garantire la sicurezza e il rispetto del cessate il fuoco, Tajani ha richiamato l’opzione di estendere anche all’Ucraina i meccanismi previsti dall’articolo 5 del Trattato Atlantico (difesa collettiva).
“Il dibattito è in corso”, ha aggiunto Tajani, “siamo concordi, ne abbiamo parlato con il Presidente del Consiglio, il vicepresidente Salvini e con il ministro Crosetto”.
RearmUe divide l’Europa: più difesa o più debito?
La crisi ucraina si intreccia ormai sempre più strettamente con il piano RearmUe, che continua a dividere i 27. I Paesi dell’Europa meridionale, come Italia, Spagna e la stessa Francia, sembrano contrari al piano della Commissione europea, volto a incrementare la spesa per la difesa con prestiti agevolati, temendo che ciò possa aggravare il loro debito.
La proposta della Commissione Europea include un pacchetto di prestiti da 150 miliardi di euro, oltre a una clausola di emergenza per allentare le norme fiscali della Ue. L’obiettivo è sbloccare nuovi investimenti nella difesa e ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti. I Paesi più indebitati dell’Europa meridionale stanno aumentando la domanda per le cosiddette obbligazioni per la difesa, sovvenzioni finanziate tramite prestiti comuni della Ue sui mercati dei capitali, che devono essere approvati all’unanimità dai 27.
Almeno finora, Ursula von der Leyen non ha sostenuto l’idea, vista la probabile resistenza degli Stati del Nord, i cosiddetti “frugali”, guidati dall’Olanda, che guardano con sospetto ogni meccanismo che assomigli a una mutualizzazione del debito.
Germania tra difesa e bilancio: CDU spinge, SPD frena
Nel frattempo, oltre all’immigrazione, i due partiti che stanno negoziando un’intesa per il nuovo Governo in Germania, ossia CDU e SPD, discutono anche un accordo sulla spesa per la difesa. La CDU vorrebbe aumentare gli investimenti tedeschi in difesa al 3,5% del Pil, ben sopra il 2% richiesto dalla Nato, il che farebbe salire la Germania tra le maggiori potenze militari mondiali, con possibili implicazioni per la difesa europea. La SPD è molto più prudente e non vuole arrivare al 3,5%.