È grande la “confusione sotto il cielo”. Alimentata da una raffica di contatti, viaggi, incontri più o meno formali e vertici nei più diversi formati. Come quello tra alcuni capi di Stato e di Governo Ue riunitosi ieri all’Eliseo sotto la presidenza di Emmanuel Macron o come l’incontro di oggi in Arabia Saudita tra il segretario di Stato Usa Marco Rubio con il capo della diplomazia di Mosca, Serghei Lavrov. Lo scopo è chiaro: porre fine alla guerra in Ucraina giunta al suo millesimo giorno e seminato centinaia di migliaia di morti. Ma in gioco – è inutile nasconderlo – non c’è solo il destino di alcune porzioni di territorio contesto tra Mosca e Kiev. C’è molto di più: c’è in ballo il futuro delle relazioni transatlantiche nell’era Trump, il ruolo futuro di una Nato che dovrà contare più sugli alleati europei e c’è il ritorno della Russia nella comunità internazionale, con un possibile invito a partecipare di nuovo al G7.
Ucraina: Europa colta di sorpresa da Trump
L’Europa è stata colta di sorpresa dall’attivismo americano sull’Ucraina, per di più spiazzata dalle ultime dichiarazioni del vice di Trump JD Vance che ha accusato l’Europa di tradire i suoi valori democratici. Macron e Scholz, nonostante i rispettivi problemi interni sia a Parigi che a Berlino, hanno ripreso in mano la situazione per concordare una linea d’azione e dare voce all’Unione europea in questa delicata fase. Linea condivisa dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen e dal presidente del Consiglio Ue, Antonio Costa. Un vertice, tuttavia, criticato dalla premier italiana Giorgia Meloni perché avrebbe escluso la partecipazione di molti altri Paesi Ue tra i quali i Baltici confinanti con la Russia.
In questa situazione è Mosca a trarre i maggiori vantaggi. Non ne ha fatto mistero il portavoce di Putin, Dmitri Peskov che ha definito positivo il fatto che a Parigi i leader europei abbiano discusso di possibili soluzioni di pace per l’Ucraina. Secondo Peskov, quello che conta è che solo due mesi fa, «”utti nel mondo, con l’eccezione, forse, della Russia e dei Paesi amici, parlavano di come continuare la guerra a qualsiasi costo. È gratificante che ora tutti stiano cercando di parlare di ciò che deve essere fatto per fermare la guerra a tutti i costi. Questo è un fatto positivo”.
Vertice di Parigi su spese difesa e truppe in Ucraina
Il vertice di Parigi, oltre che a fare il punto sull’Ucraina, è servito per proseguire la riflessione già avviata il 3 febbraio con il “retrat” convocato da Costa a Bruxelles sulle capacità della Ue nel settore della Difesa soprattutto ora che gli Stati Uniti hanno dichiarato di volere alleggerire notevolmente la loro presenza in Europa. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha criticato però l’approccio americano. Sulle capacità difensive della Ue la Germania, ha detto Scholz, “è pronta a spendere almeno il 2% del Pil per il futuro della difesa europea e se gli Stati europei spendono di più, la Germania è favorevole al fatto che questa spesa non venga presa in considerazione nei calcoli dei deficit di bilancio europei”. Linea portata avanti da tempo dall’Italia e condivisa dalla von der Leyen.
Sull’Ucraina Scholz ha tenuto a ricordare che “non siamo ancora alla pace, ma nel mezzo di una guerra che la Russia sta ancora portando avanti”. Secondo il cancelliere l’Ucraina “non può accettare tutto ciò che le viene presentato, a nessuna condizione”. Scholz ha però frenato sull’invio di truppe Ue sul territorio ucraino così come il primo ministro polacco Donald Tusk mentre il primo ministro inglese Starmer si era espresso a favore dell’invio di truppe di pace.
La linea di Giorgia Meloni
Dello stesso parere di Tusk e Scholz anche la premier italiana Giorgia Meloni che avrebbe sottolineato che non è questa la strada da intraprendere. Il dispiegamento di soldati europei in Ucraina viene considerato dalla presidente del Consiglio un percorso complesso e una soluzione poco efficace. Per Meloni le questioni centrali rimangono le garanzie di sicurezza per l’Ucraina, perché senza queste ogni negoziato rischia di fallire.
Secondo la premier vanno esplorate altre strade che prevedano il coinvolgimento anche degli Stati Uniti, perché è nel contesto euro-atlantico che si fonda la sicurezza europea e americana.
Ucraina: comincia il vertice in Arabia Saudita
Oggi appuntamento a Riad tra una delegazione statunitense, tra cui il segretario di Stato Marco Rubio, il consigliere per la Sicurezza nazionale Mike Waltz e l’inviato speciale per il Medio Oriente Steve Witkoff, ed alti funzionari russi a cominciare dal ministro degli Esteri Lavrov. Non si tratta di un negoziato sull’Ucraina, hanno fatto sapere fonti Usa, ma una prima ripresa di contatto tra le due superpotenze nucleari in vista di un incontro a breve tra Trump e Putin.
La delegazione Usa incontrerò poi separatamente i rappresentanti di Kiev. Il presidente Volodymyr Zelensky (ieri era negli Emirati ed oggi sarà ad Ankara) domani è atteso anch’egli a Riad per una visita in Arabia Saudita. Quanto alla possibilità di aprire le risorse minerarie dell’Ucraina agli Stati Uniti secondo Zelensky dovrebbe essere accompagnata da un accordo scritto sulle garanzie di sicurezza per l’Ucraina. Zelensky ha annunciato la visita in Ucraina dell’inviato di Donald Trump per Russia e Ucraina, il generale in pensione Keith Kellogg, che arriverà a Kiev giovedì 20 febbraio.
Mosca: continuano i vili attacchi al presidente Mattarella
Infine non si placano gli attacchi di Mosca al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella che aveva paragonato l’espansionismo russo alla politica del terzo Reich. La portavoce del ministero degli Esteri russo in un intervento in tv ha detto che le parole pronunciate dal capo dello Stato in una lectio all’università di Marsiglia “non possono rimanere senza conseguenze”. Nessun commento è venuto dal Quirinale.