L’accordo c’è, il salvataggio del Credit Suisse è garantito, la parola ora è ai mercati. Poco prima delle 20 il Governo svizzero, che seguiva molto da vicino il negoziato, ha confermato con una conferenza stampa molto attesa che l’accordo c’è e che l’Ubs acquisterà per 3 miliardi di franchi svizzeri, 0,76 franchi per azione, il traballante Credit Suisse, più del doppio di quanto inizialmente offerto. Il valore della transazioni è molto inferiore alla capitalizzazione di Borsa del Credit Suisse e ai 1,86 franchi della chiusura del titolo venerdì, ma salva una delle principali banche svizzere e toglie dal campo e dal mercato la mina vagante di un contagio che avrebbe potuto mettere in pericolo il sistema bancario non solo elvetico ma europeo e internazionale. “L’integrazione rafforza la Svizzera come centro finanziario globale”, ha affermato il presidente di Ubs Colm Kelleher.
100 miliardi di extra liquidità dalla Banca Nazionale Svizzera
Ubs aveva offerto inizialmente 1 miliardo di franchi, una proposta però ritenuta insufficiente da Credit Suisse. Allo scopo di convincere la prima banca svizzera, le autorità elvetiche hanno ottenuto diverse concessioni, prima tra tutte 100 miliardi di extra liquidità da parte della Banca centrale svizzera. Sul tavolo anche 9 miliardi di garanzie pubbliche utili a coprire gli esuberi e la possibilità di derogare alle norme che prevedono sei settimane di tempo ai soci per dare via libera alla transazione. Di fronte a quanto ottenuto ottenute, Ubs ha dunque deciso di aumentare l’offerta prima a 2 e poi a 3 miliardi di franchi svizzeri.
Si prevede che le nozze tra le due banche genereranno un tasso annuo di riduzione dei costi superiore 8 miliardi di dollari entro il 2027. Colm Kelleher ricoprirà il ruolo il presidente, mentre a Ralph Hamers, l’attuale Ceo di Ubs, sarà affidato l’incarico di Ceo della nuova entità.
L’acquisizione di Credit Suisse da parte di Ubs, afferma l’Autorità, “avviene in stretto coordinamento con la Finma, la Confederazione e la Bns. Il sostegno straordinario da parte dello Stato comporta un azzeramento integrale del valore nominale di tutte le obbligazioni AT1 di Credit Suisse per un importo pari a circa 16 miliardi di franchi e pertanto un incremento dei fondi propri di base. La banca risultante dall’operazione di fusione presenta dimensioni più grandi. L’attuale regolamentazione prevede al riguardo cuscinetti di capitale più stringenti. La Finma concederà consoni termini transitori per la relativa costituzione”.
Lunedì la risposta dei mercati
“Con l’acquisizione di Credit Suisse da parte di Ubs — hanno detto la centrale svizzera banca e altre autorità — , una soluzione è stata trovata per garantire la stabilità finanziaria e proteggere l’economia svizzera in questa situazione eccezionale”. Un messaggio lanciato sopratutto i mercati dopo il sell-off sul titolo Credit Suisse e l’effetto contagio che ha mandato in rosso quasi tutte le principali banche europee.
L’attesa è ora per la risposta delle Borse che alla riapertura di domattina diranno come valutano l’acquisto del Credit Suisse da parte dell’Ubs.
(Ultimo aggiornamento ore 21.07 del 19 marzo).