Qual è l’impatto sulle azioni europee della preoccupante situazione tra Russia e Ucraina? Se lo chiede lo strategist di Ubs, Nick Nelson, che ha dedicato a questo tema un report intitolato “European stock exposure to Russia”. Lo strategist ricorda che i titoli azionari europei sono in calo del 6% dal picco toccato lo scorso 10 giugno. Una parziale spiegazione è dovuta ai dati macro più deboli dell’Eurozona, ma anche alle agitazioni geopolitiche. Ci sono un sacco di fonti di preoccupazione per il settore azionario, a partire dai conflitti a Gaza, in Iraq e dallo scoppio di un focolaio di Ebola. Ma la preoccupazione maggiore è quella più vicina a “casa”, ovvero il conflitto in Ucraina.
Nelson ricorda che se finora le borse hanno potuto crescere anche grazie a un aumentato appetito per il rischio degli investitori, d’ora in poi il focus sarà sulla capacità di generare utili. E in questa fase di transizione le borse europee sono particolarmente sensibili agli shock esterni. D’altronde lo strategist sottolinea che negli ultimi due anni il p/e delle borse europee è passato da 9,3 volte a 14,5 volte gli utili. Dopo questo recupero ora devono essere gli utili a giustificare un ulteriore apprezzamento degli indici.
E se dal punto di vista macro l’impatto più importante riguarda il costo dell’energia visto che il gas russo rappresenta il 40% di quello consumato in Germania, non bisogna sottovalutare anche l’aspetto pscicologico. “Circa il 3,5% dell’export tedesco va in Russia, ma il rischio maggiore è rappresentato dall’impatto che questa situazione può avere sul sentiment e la volonta delle imprese tedesche di fare investimenti”, dice Nelson.
Dal punto di vista delle singole aziende Ubs ha individuato alcune società che traggono dal mercato russo almeno il 10% del margine ebit. Si tratta di Adidas, Carlsberg, Coca Cola Hellenic, Fortum, Mtg, Otp, Raiffeisen, Renault, Sponda, Stada, Arzneimittel e Yit.