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Ubs-Credit Suisse: Ermotti vorrebbe chiudere in maggio. Utile dimezzato a causa degli asset tossici Usa

Imagoeconomica

UBS punta a chiudere l’accordo con Credit Suisse entro maggio, ma potrebbero essere necessari quattro anni per una piena integrazione. Intanto l’istituto di credito ha dovuto accantonare altri fondi per calmierare vecchi asset tossici statunitensi. Lo ha detto Sergio Ermotti, che ha ripreso il ruolo di amministratore delegato di UBS per guidare l’acquisizione, in una call con gli analisti dopo la pubblicazione dei dati trimestrali. “C’è molto da fare e ci saranno decisioni difficili da prendere nei prossimi mesi” ha detto il manager nella conference call sulla trimestrale, secondo quanto riporta Reuters.

Credit Suisse, è stato messo in ginocchio dopo consistenti prelievi dei clienti sulla scia delle turbolenze del settore bancario globale. Nell’ambito di un accordo frettolosamente architettato dalle autorità svizzere, poco più di un mese fa, UBS ha accettato di rilevarlo per 3 miliardi di franchi svizzeri e di assumersi fino a 5 miliardi di franchi di perdite.

Ermotti in sella a Ubs: a maggio la chiusura dell’operazione, ma poi sarà lunga

C’è da aspettarsi che l’acquisizione del Credit Suisse si concluda nel secondo trimestre, forse a maggio. Nei prossimi mesi emergerà una maggiore chiarezza sulle attività che UBS intende mantenere, ha detto Ermotti. Per il momento UBS non ha ancora deciso se mantenere l’attività domestica del Credit Suisse, per la quale all’inizio del mese il blog finanziario zurighese Inside Paradeplatz ha ipotizzato una possibile IPO. “Quello che dobbiamo fare è prendere decisioni basate sui fatti e non sulle emozioni. In questo momento la discussione è totalmente basata sulle emozioni, in molti casi totalmente disinformata”, ha detto il manager. “Abbiamo bisogno di tempo. Le cose saranno difficili”.
Le preoccupazioni per il settore bancario a livello globale persistono e l’attività dei clienti “potrebbe rimanere sottotono nel secondo trimestre” dice Ermotti, aggiungendo, tuttavia, che l’aumento dei tassi d’interesse rafforzerà le entrate derivanti dai prestiti”. Solo pochi giorni fa, il Credit Suisse ha dichiarato che 61 miliardi di franchi (68 miliardi di dollari) di asset hanno lasciato la banca nel primo trimestre e che i deflussi sono in corso.

Ubs dimezza l’utile trimestrale per accantonamenti

UBS ha registrato un calo del 52% dell’utile trimestrale, dopo aver effettuato ulteriori accantonamenti per 665 milioni di dollari per coprire i costi delle controversie legate ai titoli garantiti da mutui residenziali statunitensi che hanno avuto un ruolo centrale nella crisi finanziaria globale. L’utile netto di 1 miliardo di dollari è stato ben al di sotto della media di consenso di 1,7 miliardi di dollari emersa da un sondaggio condotto da UBS. I ricavi della banca d’investimento sono scesi del 19% su base annua, in linea con le previsioni.

Ma la banca svizzera registra anche afflussi di fondi per 42 miliardi

Tuttavia, uno dei maggiori gestori di patrimoni del mondo ha anche registrato forti afflussi, per un totale di circa 42 miliardi di dollari. La sua divisione principale di gestione patrimoniale ha ricevuto 28 miliardi di dollari di nuovi capitali netti, un quarto dei quali negli ultimi dieci giorni di marzo, riporta Reuters, dopo l’operazione di salvataggio del Credit Suisse.

Il vecchio debito tossico: Ubs taglia l’utile

Ubs ha dovuto accantonare maggiori fondi per porre fine al suo coinvolgimento nei mutui ipotecari statunitensi tossici che risalgono a 15 anni fa e per far fronte alla crisi finanziaria globale dimezzando l’utile del primo trimestre, mentre si prepara al “difficile” compito di assorbire il rivale caduto in disgrazia Credit Suisse.
Secondo la relazione annuale dello scorso anno, UBS è stata emittente e sottoscrittrice di titoli garantiti da mutui ipotecari residenziali negli Stati Uniti nei cinque anni fino al 2007.
Nel novembre 2018, le autorità statunitensi hanno avviato un’azione legale contro UBS, chiedendo sanzioni per il suo coinvolgimento in numerose operazioni di questo tipo. In seguito UBS ha perso una causa in tribunale sulla questione. “Siamo in fase avanzata di discussione con il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti e sono lieto che stiamo facendo progressi verso la risoluzione della questione”, ha dichiarato Ermotti.

L’universo Ubs/Credit Suisse a confronto con le autorità

Il Credit Suisse è presente in oltre 50 Paesi e alcuni mercati in cui opera l’ex rivale, come l’America Latina, “apportano valore” ha detto Ermotti. UBS è ancora in attesa dell’approvazione formale da parte delle autorità antitrust europee, dopo aver ottenuto un primo via libera all’inizio del mese. Si attende anche l’approvazione della Banca Centrale Europea, dopo che le sue controparti statunitensi, britanniche e svizzere hanno dato la loro approvazione in aprile, ha dichiarato Ermotti.
Il manager, secondo quanto riporta Bloomberg, non si aspetta “ostacoli normativi per l’accordo con Credit Suisse. E non ci sarebbe nessun problema reale sulla quota di mercato in Svizzera”. La concorrenza sul mercato bancario svizzero sarà sufficiente anche dopo la fusione tra le due banche, ha detto Ermotti. “Ci sono molte banche cantonali e molta concorrenza” ha precisato il manager. Raiffeisen ad esempio ha il doppio delle filiali di Ubs e Credit Suisse messe insieme.

Non ci saranno licenziamenti immediati

Nelle scorse settimane erano circolate indiscrezioni su tagli fino al 30% della forza lavoro complessiva. “Non c’è bisogno di licenziamenti immediati” ha tagliato corto il manager.

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Categories: Finanza e Mercati