Torna a circolare la voce che sia allo studio un matrimonio tra Mps e Ubi Banca. Il problema da risolvere per realizzare l’operazione riguarda le condizioni dell’eventuale fusione: a Bergamo si richiede che l’unione sia realizzata a prezzi di mercato, il che comporta una posizione di favore per Ubi e di sfavore per Mps, dopo i chiari di luna vissuti nelle ultime settimane dalle azioni della banca senese, che nonostante il recupero delle ultime sedute, da inizio anno sono in rosso del 42%.
Banca Mps vale a Piazza Affari circa 2 miliardi di euro, mentre Ubi capitalizza oltre 4,1 miliardi, anche se da inizio anno le azioni hanno lasciato sul parterre il 27% circa del proprio valore. Insomma una fusione a prezzi di mercato sarebbe penalizzante per la banca senese. Inpiu’ Rocca Salimbeni, ormai, stando alle quotazioni a Piazza Affari vale meno del proprio patrimonio, per l’esattezza circa 0,2 volte i mezzi propri. Una fusione, dunque, creerebbe un ‘badwill’, su cui Bergamochiede rassicurazioni alle autorita’ (ad esempio ponendo nel primo bilancio della nuova banca una ‘riserva da fusione’).
Ubi, inoltre, chiede garanzie anche sulla liquidità del nuovo agglomerato, ossia sulle condizioni di accesso al mercato, almeno per i prossimi due anni. Garanzia che solo la stessa Bce può dare. Sempre da indiscrezioni, Victor Massiah, numero uno di Ubi, sta puntando i piedi e chiedendo ulteriori condizioni a vantaggio del proprio istituto. Pare che il manager sia disposto a garantire solo la metà dei debiti senior dell’istituto senese. Le trattative, insomma, sono ancora in alto mare, con l’esito tutto da verificare.
Tuttavia, in matrimonio tra Ubi e Mps rispecchierebbe gli auspici del premier, Matteo Renzi, che proprio nei giorni scorsi, parlando della banca senese, ha detto: “Il Monte dei Paschi oggi è a prezzi incredibili. Penso che la soluzione migliore sarà quella che il mercato deciderà. Mi piacerebbe tanto fosse italiana, anche se chiunque verrà, farà un ottimo affare”.