Il patto di consultazione Car, che raccoglie i grandi soci di Ubi con una partecipazione pari al 19% del capitale, boccia nuovamente l’offerta di scambio lanciata da Intesa Sanpaolo. Un No perentorio che arriva “a maggior ragione alla luce dell’emergenza in atto”.
Il Patto di sindacato raccoglie azionisti di riferimento di Ubi Banca, tra cui alcune Fondazioni e soprattutto il fior fiore delle famiglie bergamasche (Bombassei, Pilenga, Radici, Bosatelli e Andreoletti) e bresciane (Gussalli Beretta). Secondo loro, l’offerta sarebbe “priva, ancor di più oggi, di razionali economici per la generalità degli azionisti Ubi”. Non solo, l’iniziativa comporterebbe anche “la compressione di loro legittimi diritti”. Parole dure, contenute in una nota pubblicata a 48 dall’assemblea in programma per mercoledì. All’assise parteciperanno regolarmente anche gli aderenti del patto Car “per il tramite del rappresentante unico, esprimendo il sostegno al management e alla banca nel suo complesso nonché invitando la banca a continuare con determinazione la sua attività, apprezzandone i risultati e le iniziative di questo ultimo periodo”, continua il comunicato.
Tornando al nodo del contendere, lo scorso febbraio, Intesa Sanpaolo aveva annunciato a sorpresa l’intenzione di promuovere un’offerta pubblica di scambio su Ubi pari a 4,9 miliardi di euro. L’operazione prevede anche la cessione di alcuni rami d’azienda a Bper Banca, di cui Unipol è primo azionista con il 19,7% del capitale. Subito dopo la proposta il patto Car non aveva usato mezzi termini, definendola “irricevibile”, ma Intesa ha deciso di andare avanti per la sua strada e il 6 marzo l’ops è stata presentata anche alla Consob.
Lo scorso 31 marzo, nell’ambito della comunicazione relativa allo stop al dividendo, il Ceo di Intesa Carlo Messina è tornato a parlare dell’offerta, dicendosi convinto del fatto che “l’operazione, in questa fase così straordinaria, assuma ancora maggiore valenza strategica e rappresenti per Ubi Banca una prospettiva ancor più rilevante: elevata patrimonializzazione, robusta copertura dei crediti deteriorati, dimensione, diversificazione e capacità di investimento hanno ora più valore che in tempi normali. La creazione di una banca in grado di generare ulteriori benefici per tutti gli stakeholder e di rappresentare un solido supporto all’economia reale e sociale rappresenta un rafforzamento complessivo del Paese”, ha concluso il manager.
Posizione opposta a quella del patto Car che ritiene “l’offerta Intesa-Unipol inaccettabile a maggior ragione alla luce dell’emergenza in atto, anche perchédi valore inferiore a oltre il 60% del patrimonio di Ubi, senza considerare quello intangibile e altri elementi immateriali quali le prospettive di destinazione delle risorse umane, i progetti in corso e la loro continuità, lo stretto rapporto con i territori di riferimento”.
I soci del Car si dicono consapevoli “della valenza dei progetti di aggregazione bancaria tesi a formare realtà di maggiori dimensioni’, ma ritengono che “vadano privilegiati quelli in grado di creare valore per il sistema e aumentare la pluralità e la concorrenza sul mercato, anziché diminuirle”.
Il patto, infine, “è altrettanto consapevole che Ubi Banca è solida, patrimonializzata, ben posizionata e radicata nelle zone più produttive del paese, dinamica, con buoni progetti di sviluppo e dotata di un management e di risorse umane di qualità”. Ricordiamo che a possedere la maggioranza del capitale di Ubi sono alcuni grandi fondi internazionali e investitori istituzionali, che avranno quindi l’ultima parola.
A Piazza Affari il titolo Ubi Banca guadagna il 3,68%, mentre quello Intesa vola dell’8,73%, realizzando una delle migliori performance del Ftse Mib.