Dopo il via libera all’acquisto delle tre Good Bank da parte delle Bce e la firma che ieri ha chiuso l’operazione, Ubi Banca ha presentato l’aggiornamento del piano industriale. Nel testo si parla di tagliare entro il 2020 circa un terzo del personale dei tre istituti nati dalla risoluzione di Banca Marche, Etruria e Carichieti: in tutto 1.569 risorse, pari a una riduzione del 32% rispetto al 2016. Il piano prevede anche il taglio di 140 filiali, così da ridurre di circa 200 milioni gli oneri operativi.
Le proiezioni per la “combined entity – si legge nel comunicato – confermano i ratio di redditività e di solidità patrimoniale al 2020, e la creazione di valore industriale”. In particolare, è indicato un target di utile netto per il 2020 a 1,12 miliardi di euro, con un Rote a circa il 12%. Il Cet1 al 2020 è visto “maggiore del 13%” (includendo 400 milioni di aumento di capitale Ubi) e il rappotro cost/income al 52,8% (includendo gli oneri di ristrutturazione). Il Texas ratio è atteso “pari a 86,8%”.
Victor Massiah, consigliere delegato di Ubi Banca, ritiene “inevitabili” i tagli al personale nelle tre banche appena acquisite dal gruppo: “Dobbiamo, senza alcuna finzione, ricordare che le tre banche che arrivano, e le altre società loro collegate, giungono da un contesto di grande crisi, di grande difficoltà”, ha osservato Massiah in una videointervista. Questo, sostiene il manager, “implica inevitabilmente delle azioni cosiddette di ‘turnaround’ che vanno innanzitutto a incidere sulla struttura dei costi e sulla qualità del credito. Saranno quindi necessarie delle importanti riorganizzazioni, ci saranno delle uscite di personale inevitabili”.
Il manager però rassicura: “Quella che vogliamo sottolineare, nel rapporto storicamente di grande rispetto reciproco con le organizzazioni sindacali e che siamo assolutamente intenzionati a rispettare, è la nostra assoluta volontà di non fare alcun tipo di licenziamento”. Le uscite potranno quindi avvenire con “esodi volontari, cessione di attività o in altri modi, ma intendiamo fare in modo che non ci sia nemmeno un licenziamento”, ha spiegato quindi Massiah. “Si tratta – ha concluso – di come gestire in modo civile e ordinato l’uscita di un certo numero di persone inevitabile quando si vanno a cercare economie di scala come in un progetto come questo”.
Per quanto riguarda i conti della sola Ubi Banca, il primo trimestre 2017 si è chiuso con un utile netto consolidato di 67 milioni di euro, in aumento del 59,4%, “nonostante l’inclusione di un’ulteriore svalutazione del Fondo Atlante per 13,5 milioni netti, oneri relativi al Progetto Banca Unica per 4,6 milioni netti e spese progettuali relative alle Bridge Banks per 1,1 milioni netti”. Al netto delle componenti non ricorrenti, l’utile si è attestato a 86,3 milioni (+103%).
Il risultato della gestione operativa si è attestato a 276,1 milioni, con un incremento del 12,6% sul primo trimestre 2016 (+49,1% sul trimestre precedente). Sul fronte della raccolta, quella da clientela ordinaria (diretta e indiretta) è salita a 153,8 miliardi (da 150,7 a dicembre 2016 e 146,9 a marzo 2016). Quanto ai coefficienti patrimoniali, il Cet1 fully loaded al 31 marzo 2017 si è attestato all’11,29% (da 11,22% a fine 2016).
Tornando alle tre good bank, i consigli di gestione e di sorveglianza di Ubi hanno approvato la fusione per incorporazione delle di Banca Marche, Banca Etruria e Carichieti nella capogruppo, delibera che segue il closing dell’acquisto dei tre istituti avvenuto lo scorso 10 maggio. L’operazione rappresenta la naturale prosecuzione del processo di semplificazione della struttura organizzativa di Ubi, derivante dalla recente conclusione del progetto “Banca Unica”.