Per Ubi Banca il primo trimestre del 2020 è stato intenso, tra i primi impatti della crisi da coronavirus e l’interesse di Intesa Sanpaolo che dovrebbe portare ad una fusione entro l’anno. Ma i fattori inattesi non hanno impedito la realizzazione di una buona performance sotto il profilo finanziario: ecco perché oggi la banca lombarda, che tra l’altro ha le sue radici proprio nei territori di Bergamo e Brescia, tra i più colpiti dall’emergenza sanitaria, si trova a festeggiare un utile netto che rispetto a un anno fa è cresciuto del 12,2% a 93,6 milioni, più del doppio rispetto ai 38 milioni registrati nell’ultimo trimestre del 2019.
Il risultato lusinghiero arriva nonostante le inevitabili rettifiche analitiche aggiuntive, effettuate in modo mirato sulle inadempienze probabili nei settori maggiormente colpiti dalla crisi Covid-19. Anche il CET1 FL ratio è salito significativamente al 12,86% e il Total capital ratio al 17,05%, con i crediti deteriorati lordi che sono scesi ulteriormente a 6,7 miliardi (del 2,4% rispetto al 31 dicembre scorso ma di quasi il 30% rispetto a un anno fa), grazie esclusivamente al work-out interno, attestandosi al 7,5% dei crediti lordi (6,7% pro-forma tenendo conto della cessione massiva di circa 800 milioni di sofferenze in corso di lavorazione). Il Texas ratio si attesta al 48,8% (era il 55,13% a fine 2019).
La qualità del credito performing è dunque ulteriormente migliorata (componente ad alto rischio scesa al 2,7%), e il tasso di default è conseguentemente diminuito all’1% inclusivo della nuova definition of default. Si confermano solide le commissioni nette a 420,5 milioni, +4,9% rispetto ai 400,9 del primo trimestre 2019 (446,3 nel quarto trimestre 2019, che beneficiavano di maggiori commissioni di performance su fondi e sicav tipicamente contabilizzate a fine anno). Scendono gli oneri operativi – al netto dei contributi sistemici – a 551,6 milioni, in continua riduzione (-3,6%) rispetto ai 572,2 milioni del 31 dicembre scorso (-1,7%) e rispetto ai 561 di un anno fa, nonostante l’appesantimento derivante dall’applicazione del nuovo CCNL.
“La banca – spiega il comunicato – ha saputo reagire con estrema rapidità alla crisi innescata dal Covid19, a tutela dei dipendenti e della clientela, facendo leva anche sull’efficacia e flessibilità dei sistemi informatici e delle strutture organizzative che si sono confermati all’altezza dell’emergenza”. La trimestrale è stata apprezzata anche dagli investitori, col titolo che dopo la pubblicazione dei conti guadagna sul Ftse Mib oltre mezzo punto percentuale, a 2,53 euro per azione. “Devo dire – ha commentato Victor Massiah, CEO di UBI Banca – che dobbiamo essere particolarmente contenti di presentare dei risultati in crescita in confronto all’anno precedente, considerato da dove siamo partiti. E’ stato un trimestre ovviamente impattato da tutto quello che sappiamo”.
“La qualità del credito – ha aggiunto Massiah – si conferma estremamente buona, nonostante che noi si siano fatti degli accantonamenti ulteriori prudenziali sulle componenti di credito più deboli, cioè quelli che chiamiamo gli “Unlikely to Pay” che tentiamo evidentemente ancora di riportare in vita, di riportare a performing, ma che comunque abbiamo ritenuto di coprire ulteriormente, in maniera specifica su quei settori più impattati dal Covid. Faccio un esempio ovvio a tutti, il turismo”. Il CEO ha anche commentato il piano “Rilancio Italia”, un programma integrato del valore totale di dieci miliardi di euro, lanciato dalla banca già nelle prime settimane di emergenza per sostenere famiglie e imprese.
“Rappresentiamo il 50% di tutti i crediti erogati a livello di sistema Italia, tra quelli fino a 25mila euro. Una cifra enorme in termini di quota considerato che la nostra quota normale di mercato è attorno al 6%. Stiamo processando oltre 2 miliardi di crediti 662, per quelle aziende che hanno diritto alla garanzia fino a 800mila euro: il ticket medio guarda caso è di 700mila euro. Ci stiamo occupando di oltre 110mila moratorie per circa 17 miliardi: se consideriamo che il numero delle moratorie nel Paese è attorno al milione e cento, stiamo dicendo che 1 moratoria su 10 e oltre è fatta da UBI– Abbiamo saputo reagire molto più velocemente degli altri, e di nuovo torna la capacità di gestione del credito insieme alla tecnologia”.