Un piano ambizioso che poggia su tre pilastri e guarda già oltre il 2022, individuando i 7 pilastri della banca che verrà. UBI Banca ha presentato a Milano il piano industriale dei prossimi tre anni, che guarda prima di tutto alla solidità patrimoniale, con un CET ratio1 al 12,5%, un utile netto previsto nel 2022 a 665 milioni (rispetto ai 251 milioni del 2019) e un payout medio del 40% nell’arco del piano, con il dividendo che potrebbe aumentare nel 2022 in caso di CET ratio1 superiore al 12,5% pronosticato. I così saranno tagliati, anche tramite la chiusura di 175 filiali, il 10% del totale, il che significa il saldo in uscita di 2.030 risorse nell’arco di piano (comprese quindi le assunzioni). Di conseguenza il cost/income scenderà dal 62,1% al 58,1%.
Proprio la razionalizzazione del business retail è uno dei tre pilastri del piano, grazie alla digitalizzazione e al reskilling. Gli altri due sono la rigorosa selezione del credito per migliorarne la qualità e il rafforzamento del servizio per i clienti High, in particolare il private banking. Alla luce di questo, UBI Banca è attesa conseguire proventi operativi in moderata crescita a 3,7 miliardi (CAGR +0,3%) con una composizione che ritraccia quanto già avviato nel 2019, vale a dire una componente di margine d’interesse in leggera flessione (CAGR -0,9%) più che compensata dalla crescita della componente di commissioni nette (CAGR +1,7%). Gli oneri operativi sono attesi attestarsi a €2,2 miliardi nel 2022, con un CAGR del -1,9% dal 2019 al 2022.
Le 7 fondamenta per il dopo 2022 sono invece:
• modello di servizio omnicanale focalizzato sul cliente
• integrazione di advanced analytics e big data nei processi
• valorizzazione del capitale umano, forza lavoro altamente formata e team “agile” diffusi
• processi di risk management e di gestione del credito altamente efficienti
• Piattaforma IT scalabile con migrazione in Cloud
• conferma della solidità strutturale
• sostenibilità quale elemento trasversale all’attività del Gruppo.
La maggior redditività si basa a sua volta su tre pilastri di sviluppo: a) la rigorosa attenzione alla selezione del credito e alla qualità dell’attivo: Il Gruppo parte a fine 2019 da un livello di crediti deteriorati lordi tra i più virtuosi del sistema, grazie all’attenzione posta nell’erogazione dei crediti performing, alla consolidata organizzazione ed efficienza del recupero crediti e all’accurata selezione dei crediti deteriorati nelle cessioni massive effettuate. A fine 2019, il ratio di crediti deteriorati lordi è pari al 7,8% ed è inoltre all’esame una cessione massiva di sofferenze SME per un ammontare di 800 milioni lordi, che dovrebbe completarsi nel corso del 2020 e che è già stata parzialmente riflessa nei conti del 2019.
Non sono successivamente necessarie cessioni massive in arco piano, ritenendosi che, completata la cessione massiva di cui sopra, l’attività interna di recupero crediti, basata su una piattaforma di assoluta eccellenza con performance elevate (2 miliardi di work-out interno nel 2019, rispetto a 930 milioni di nuovi flussi lordi in entrata), possa portare nel 2022 il ratio di crediti deteriorati lordi all’atteso livello del 5,2% (dal 7,8% del 2019) e gli stock lordi a 4,5 miliardi da 6,8 nel 2019. La rigorosa attenzione alla selezione del credito e alla qualità dell’attivo rimangono uno degli elementi centrali del Piano Industriale 2022. UBI Banca continuerà a focalizzarsi sulla clientela a basso rischio, in linea con le strategie attuali.
“Il Piano Industriale 2022 – ha commentato Victor Massiah, chief executive producer di UBI Banca – parte da basi solide, costruite con la partecipazione e l’impegno di tutte le Persone di UBI. I risultati del 2019 infatti sono stati decisamente positivi. Le misure prese in corso d’anno hanno consentito il raggiungimento di un ratio di crediti deteriorati lordi del 7,8% (6,9% pro- forma), prossimo ai migliori del sistema. La Banca presenta a fine 2019 una struttura di bilancio equilibrata, forte liquidità, e livelli di capitale in crescita. Il Piano che abbiamo elaborato si basa sulla trasformazione della Banca nell’ottica di un Gruppo che sa cavalcare le nuove tecnologie digitali grazie a una significativa componente di investimenti senza però rinunciare al fattore umano, ma anzi valorizzandolo con un forte impegno nella formazione. Miglioreranno, e in alcuni casi verranno trasformati, i modelli di servizio alla clientela in ambiente di omnicanalità, consentendo al cliente un utilizzo totalmente flessibile di tutti i canali fisici e remoti disponibili. Continueremo a mantenere il controllo sui costi, nonostante gli importanti investimenti previsti, a monitorare il rischio, con l’ulteriore riduzione dei crediti deteriorati grazie alla forza della nostra piattaforma interna di recupero, e a rafforzare i controlli”.
“La Banca – ha proseguito Massiah – potrà contare sul mantenimento di indici patrimoniali e strutturali in grado di garantire la consueta solidità ma allo stesso tempo potrà far leva su significativi elementi di flessibilità. Alle tematiche di sostenibilità, già ampiamente presenti nel DNA ultracentenario della banca, verrà dedicata una struttura di primo livello che agirà in modo trasversale coinvolgendo in modo organico tutti gli ambiti del Gruppo. Infine, grazie all’incremento della redditività complessiva, il Piano prevede un dividendo costantemente in crescita, coerente con il mantenimento di un CET1 a livelli di assoluta solidità. Il triennio di Piano rappresenta in modo simbolico il lasciarsi alle spalle un decennio di crisi che la Banca peraltro ha affrontato con resilienza. Basandosi su un approccio conservativo per gli scenari futuri, la Banca è convinta di avere tutte le capacità di evolvere il proprio modello di business al servizio di azionisti, clienti, personale e del contesto ambientale in cui opera.”