Ubi Banca ha chiuso i primi nove mesi del 2019 con un utile contabile a 191,1 milioni di euro e un utile al netto delle poste non ricorrenti pari a 243,4 milioni, in contrazione rispetto ai 260,6 milioni dello stesso periodo del 2018. Il risultato è inferiore alle attese degli analisti e il titolo ne paga le conseguenze in Borsa: nel pomeriggio è il peggiore del Ftse Mib, con una perdita del 3,7%. Tuttavia, non mancano le note positive, a partire dalla consistente riduzione dei crediti deteriorati: -2,2 miliardi rispetto a settembre 2018 e -1,4 miliardi rispetto dicembre 2018, principalmente tramite gestione interna. Oggi i crediti deteriorati lordi sono dunque scesi a 8,4 miliardi e questo fa sì che il CET1 ratio sia salito al 12,09% (senza includere DTA future né azioni di ottimizzazione) dall’11,42% nel settembre 2018 e dall’11,34% a dicembre 2018. “La banca risulta quindi più solida in tutte le componenti del proprio bilancio”, spiega una nota diramata da Ubi nel presentare la trimestrale.
Cresce inoltre del 9,6% a 900,2 milioni – e dell’11,2% esclusi i contributi sistemici – il risultato della gestione operativa per effetto soprattutto dell’incremento dei proventi operativi e della contrazione degli oneri operativi a 1.789,2 milioni (-2,3% o -42,7 milioni). I ricavi “core” (margine d’interesse+commissioni) sono risultati sostanzialmente stabili a 2.528,6 milioni (-0,36%), mentre si è registrata un’importante crescita delle commissioni nette a 1.215,5 milioni (+2,3% o +27 milioni) che ha consentito di compensare in gran parte la flessione del margine d’interesse a 1.313,1 milioni (-2,7% o -36 milioni). Si conferma la focalizzazione sulla raccolta indiretta, che supera i 101 miliardi (+1,6% rispetto giugno 2019 e +6,7% rispetto a gennaio 2019) e registra ancora un volta un incremento importante in tutte le sue componenti, generando risultati significativamente in crescita a livello commissionale.
“Pensiamo, per l’ultima parte dell’anno – ha commentato il CEO Victor Massiah parlando degli Npl -, di aggiungere un ulteriore acceleratore alla riduzione, auspichiamo di arrivare addirittura all’8% di non performing loans sul totale dei crediti, attraverso una cessione nell’ambito Real Estate, nell’ambito mutui, retail. Nell’insieme la performance della banca sulla componente al netto del costo del credito vede addirittura una crescita di circa il 10% anno su anno e che, di nuovo, se normalizzata delle componenti cessioni, vede una crescita anche a livello di utile. Quindi questo ci lascia ottimisti per quanto riguarda il futuro della banca stessa, che riesce a coniugare solidità a capacità di redditività economica”.