Ubi Banca pubblica i conti del 2020, profondamente condizionati sia dal Covid che dall’integrazione con Intesa Sanpaolo (confermata per il prossimo mese di aprile), e comunica di aver nonostante tutto difeso – al netto degli oneri per la fusione – l’utile ante-imposte, a 435,2 milioni (254,7 netti, in calo rispetto ai 323 dell’esercizio precedente). “Un risultato di ampia soddisfazione, in considerazione della situazione congiunturale”, scrive in una nota l’istituto lombardo. Nel 2020, rispetto al 2019, sono salite le nuove erogazioni di crediti a medio lungo termine, includendo i finanziamenti “Covid”, del 67,6% a 17,7 miliardi (+21,3% al netto dei finanziamenti “Covid”), sia a supporto delle imprese che dei privati, e i collocamenti di risparmio gestito sono cresciuti del 2,3% a 7,3 miliardi.
Sono pressoché stabili anno su anno le rettifiche su crediti a 743,3 milioni di euro, con un’incidenza di 89 punti base sul totale crediti pro-forma (87 punti base nel 2019). Buona la performance nel quarto e ultimo trimestre dell’anno, con un utile netto di 39,1 milioni, solo in lieve calo rispetto al trimestre precedente (44 milioni), grazie a ricavi in crescita e costi in riduzione. Record invece per i proventi operativi, cresciuti a 916,7 milioni, il miglior risultato trimestrale dell’anno, grazie all’incremento del margine d’interesse (+3,5% rispetto al terzo trimestre) e delle commissioni nette (+4,1%). Prosegue anche il contenimento degli oneri operativi a 558,5 milioni (-15,5% sul terzo trimestre), il livello trimestrale più basso dell’anno. Il risultato della gestione operativa è dunque risultato in aumento del 63% a 358,2 milioni di euro.
I crediti deteriorati totali di Ubi Banca alla fine del 2020 risultano pari a 1,1 miliardi lordi (con un’incidenza dell’1,9% sul totale crediti lordi) e 0,7 miliardi netti (con un’incidenza dell’1,2% sul totale crediti netti). La raccolta diretta risulta pari a 68 miliardi di euro (di cui 52,2 da clientela ordinaria) e la raccolta indiretta a 79,6 miliardi di cui 63,2 relativi al risparmio gestito. A seguito della contabilizzazione di tutti gli oneri relativi all’integrazione con Intesa Sanpaolo, il CET1 ratio fully loaded si attesta all’8,66%, il Tier 1 ratio al 9,54% e il Total capital ratio al 14,39%. Le commissioni nette sono cresciute dell’1,9% anno su anno a 1.693,7 milioni dai precedenti
1.661,8. Le spese per il personale ammontano a 1.423,6 milioni, sostanzialmente in linea con il 2019 (1.427,7 milioni).
Considerando invece gli oneri dell’operazione con Intesa, l’esercizio 2020 si è chiuso con una perdita netta di 3,5 miliardi, rispetto a un utile netto di 233,1 milioni nel 2019.