Lunedì 19 marzo 2018 sarà ricordata come una giornata da incubo per la tecnologia. Oltre allo scandalo che ha travolto Facebook, è arrivata la notizia del primo incidente mortale provocato da un’auto a guida autonoma. È accaduto a Tempe, Arizona, dove una donna che attraversava la strada è stata falciata da una macchina di Uber. L’auto era in modalità autonoma, ma con un pilota in carne ossa seduto al posto di guida per sicurezza, quando la donna è stata colpita.
Dopo la tragedia, Uber ha deciso di sospendere i test delle auto autonome in tutte le città dove sono in corso.
“Stiamo collaborando fianco a fianco con le autorità locali nell’ambito dell’indagine su questo incidente – annuncia in un tweet Dara Khosrowshahi, Ceo di Uber – Vogliamo esprimere tutta la nostra vicinanza alla famiglia della vittima”.
Per il programma di auto autonome di Uber si tratta di un nuovo colpo, dopo l’azione legale avviata da Waymo (controllata da Google) sul presunto furto di segreti commerciali.
Ma è un colpo anche per il settore delle auto autonome in generale. Il governo federale Usa ha emanato solo linee guida volontarie per le società che vogliano testare auto senza guidatore, lasciando ampio margine di manovra ai singoli stati e aprendo una corsa alle regole: solo nel 2017 sono stati 33 gli stati americani che hanno introdotto norme per la vetture autonome.
Venerdì scorso Waymo e la stessa Uber avevano sollecitato il Congresso a modificare la legge per consentire la libera circolazione delle auto senza guidatore.