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Tv: Sky, Mediaset, Rai, La7 e Discovery nella radiografia di Mediobanca

Pixabay

Lo studio condotto da R&S Mediobanca analizza le dinamiche dei principali cinque operatori televisivi italiani attraverso l’analisi dei bilanci del periodo 2012-2016, inclusi gli aggiornamenti disponibili relativi al 2017.

L’analisi comprende, inoltre, il confronto fra il Gruppo Rai e le principali televisioni pubbliche europee.

Uno sguardo d’insieme sul settore radiotelevisivo italiano (dati AGCOM)

Nel 2016 il settore «televisione e radio» in Italia incide per lo 0,5% del PIL nazionale. Nel 2016 il giro d’affari vale 9 miliardi di euro e registra una crescita del +6,5% sul 2015. La TV in chiaro genera i maggiori ricavi, ovvero 5 miliardi di euro (+9,8%), seguita dalla Pay TV con 3,4 miliardi (+2,6%) e dalla radio con 0,6 miliardi (+3,2%).

Nel nostro Paese il mercato è molto concentrato, con i tre operatori principali Mediaset, Rai e Sky che detengono congiuntamente quasi il 90% dei ricavi totali televisivi nazionali.

In particolare, nel 2016 oltre l’80% dei ricavi totali della TV in chiaro è generato da Rai (49,9%) e Mediaset (32,8%). Nella TV a pagamento Sky si conferma di gran lunga il primo operatore con una quota del 77,1%, seguita da Mediaset con il 20,6%. All’interno del sistema dell’informazione il mezzo televisivo conferma la sua centralità sia per numero di fruitori raggiunti che per gli introiti generati. La TV in chiaro raggiunge la totalità del pubblico televisivo, pari a circa 25 milioni di famiglie, mentre la TV a pagamento è accessibile da poco più di un terzo della popolazione italiana (circa 9 milioni di famiglie).

Qual è lo scenario dei 5 principali Gruppi televisivi italiani?
I ricavi aggregati dei cinque principali Gruppi televisivi italiani sono in ripresa: comprese le attività oltre confine, si attestano nel 2016 a 9,5 miliardi  (+6,8% sul 2015). Il dato è trainato dall’incremento del canone Rai (+16,7%), dalla pubblicità (+4,2%) e dalla Pay TV (+2,8%). A crescere maggiormente è Discovery Italia (+22,1% sul 2015).

Mediaset – unico Gruppo a respiro internazionale – nel 2016 ha realizzato quasi un terzo dei propri ricavi all’estero, soprattutto in Spagna. Risulta quindi primo per fatturato totale con oltre 3,6 miliardi di euro, mentre Rai ha scalzato Sky Italia posizionandosi al secondo posto.

Considerando invece solo i ricavi nazionali, Rai è il primo operatore nel 2016. Le stime per il 2017 prevedono di nuovo Sky Italia in prima posizione.

Cosa accade sul fronte occupazione? Aumenta, seppur leggermente, attestandosi a 22.220 dipendenti nel 2016, con +0,7% sul 2015, ma in contrazione dell’1,1% sul 2012.

Passando ai conti, i maggiori 5 Gruppi televisivi italiani hanno cumulato nel periodo 2012- 2016 perdite nette per 1,3 miliardi di euro; solo Discovery chiude in utile con +23 milioni.

La redditività industriale è in ripresa per tutti gli operatori: la top 3 per ebit margin 2016 è composta da Discovery (10,6%), Rai (3,8%) e Sky (2,4%). Da segnalare La7 che, pur con un ebit margin negativo (-15,7%), rispetto al 2012 recupera 34,1 punti percentuali.

La struttura finanziaria è migliorata rispetto al 2012 e risulta mediamente solida, con i mezzi propri che rappresentano 1,4 volte i debiti finanziari. I più solidi nel 2016 sono La7 e Discovery (senza debiti finanziari) e Mediaset (capitale netto 1,7 volte l’indebitamento). Sky rafforza la propria solidità nel quinquennio, mentre il Gruppo Rai risulta il più fragile. Sul capitolo investimenti si evidenzia un netto ridimensionamento: nel 2016 è confermato il trend decrescente (-99€ mln, ovvero un terzo delle consistenze del 2012); nei 5 anni sono stati investiti in totale 1,4€ mld. La società che ha il miglior tasso di investimento è Sky.

Servizio pubblico: il confronto con i principali Paesi europei
In Europa Occidentale il giro d’affari nel 2016 del mercato televisivo è pari a 99,4 miliardi di euro (+1,8% sul 2015) con la TV a pagamento (45,1€ mld di ricavi e +2,5% sul 2015) che ha un peso maggiore, rispetto all’Italia, sul fatturato totale (dati ITMedia Consulting).

Tra i maggiori Gruppi europei del servizio pubblico spiccano la britannica BBC con un giro d’affari di 5,8 miliardi e la tedesca ARD con 5,6 miliardi: nel 2016 hanno registrato circa il doppio dei ricavi di Rai (2,8€ mld) e di France Télévisions (3€ mld); ultima la spagnola RTVE (1€ mld). Rispetto al 2015, a crescere maggiormente sono Rai (+12,9%) e RTVE (+11,6%), mentre risultano in contrazione i ricavi di ARD (-1,1%).

Per redditività industriale (ebit margin) è sempre Rai a distinguersi (3,8%), seguita da ARD (2,3%) e France Télévisions (0,3%); marginalità negativa, invece, per RTVE e BBC (entrambe -0,4%).

Sul fronte patrimoniale, nel 2016 RTVE e France Télévisions appaiono finanziariamente più solide, con debiti finanziari rispettivamente all’8,2% e al 31,2% del capitale netto. I Gruppi BBC e Rai registrano, invece, un indebitamento finanziario superiore ai mezzi propri (288,6% e 134,8%).

Per quanto riguarda gli investimenti, Rai ne effettua meno della metà di France Télévisions e BBC, ma più di RTVE.

Il canone italiano è quello con il valore unitario più basso e la Rai è la TV pubblica che vanta il primato degli indici d’ascolto: nel 2016 abbiamo pagato 100 euro a testa, alla Rai ne sono rimasti 83; nel 2017 paghiamo 90 euro e 74 restano alla Rai. In Francia il canone è di 136 euro, nel Regno Unito di 169,9 euro e in Germania di 215,8 euro.

Il basso canone unitario italiano è parzialmente compensato dalla pubblicità, non presente sulle reti BBC e RTVE, e limitata per quantità e fasce orarie in Francia e Germania.

Quote di ascolto in Italia
Tra il 2012 e il 2016 il divario di audience fra i principali 5 Gruppi televisivi italiani si è ridotto, ma il ruolo dei due operatori storici rimane significativo. Nel 2016 Rai e Mediaset si confermano come i due principali Gruppi, rispettivamente con il 36,7% e il 31,6% di quote di ascolto nel giorno medio. Seppur distanziati crescono Sky, che raggiunge il 7,9%, e Discovery, che tocca il 6,7%. Si assiste quindi a una ridistribuzione delle quote di ascolto dalle reti generaliste verso i canali tematici.

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Categories: Economia e Imprese