“L’economia oggi è più forte di quanto non fosse a dicembre, perciò potrebbe essere necessario intervenire per evitare il surriscaldamento della congiuntura”. Pacato nei toni, ottimista nella sostanza, Jerome Powell ha ieri inaugurato la presidenza della Fed ribadendo la sua fiducia nel ritorno dell’inflazione al target del 2% (“credo che resti l’obiettivo giusto”, ha aggiunto, in risposta a chi chiede target più alti), ma aggiungendo che non intende far surriscaldare l’economia, messa sotto pressione dagli stimoli fiscali. Gli operatori hanno così interpretato le parole del neo presidente: 1) la politica fiscale più espansiva spingerà la Fed ad una politica monetaria più restrittiva; 2) la congiuntura attuale va nella direzione giusta; 3) dato il miglioramento dell’economia è più facile che gli aumenti dei tassi nel 2018 siano quattro piuttosto che tre.
I MERCATI PREVEDONO QUATTRO RIALZI NEL 2018
I mercati hanno preso atto sia delle indicazioni in arrivo da Powell che dei nuovi segnali positivi in arrivo per l’economia Usa, a partire dalla fiducia dei consumatori, balzata oltre i 130 punti: occorre risalire al novembre 2000 per ritrovare tanta euforia. Il dato del Pil, in uscita domani, dovrebbe attestare che nella seconda parte del 2017 la crescita americana ha superato la barriera del 3%.
Il dollaro ha guadagnato posizioni sulle principali valute: il cross con l’euro scende sotto 1,23.
È salito il rendimento dei titoli di Stato: il T-bond decennale tratta a 2,919%. La percentuale degli osservatori che prevede più di tre rialzi dei tassi nel corso dell’anno è salito al 30% dal 10%.
L’indice Vix, o della paura, è risalito oltre quita 17, comunque ben al di sotto della soglia critica toccata ad inizio febbraio.
La conferma della risalita dei tassi ha frenato, dopo l’audizione di Powell, l’aumento dei mercati azionari. L’indice Dow Jones ha chiuso con un ribasso dello 0,42%, S&P 500 -0,63%. Nasdaq -0,84%
In controtendenza Macy’s (+4,6%) dopo conti migliori del previsto. In lieve calo il petrolio, condizionato dalle scorte di greggio in salita negli Usa. Il Brent tratta a 67,44 dollari (-6 cents), il Wti a 63,79 (-12 cents). A piazza Affari frenano Tenaris (-1,3%) e Saipem (-1%). Eni -0,3%.
COMCAST OFFRE 31 MILIARDI DI DOLLARI PER SKY (+20,36%)
La giornata finanziaria è stata condizionata, sulle due sponde dell’Atlantico, dall’offensiva di Comcast (-6,3%), proprietaria di Nbc, che ha lanciato a sorpresa un’offerta pubblica ostile per 31 miliardi di dollari su Sky (+20%), già oggetto di una proposta di Fox, intenzionato a rilevare l’intero pacchetto azionario. Ma Rupert Murdoch dovrà ora fronteggiare un’offerta del 16% superiori alla sua. In palio non c’è solo il controllo della prima pay europea, ma anche gli accordi tra Walt Disney e XXI Century Fox, destinata a passare sotto le insegne di Topolino. Dopo l’annuncio di Comcast, il titolo XXI Fox ha perduto il 2,9% a Wall Street, Disney il 4,9%. La notizia ha raggiunto Bob Iger, il Ceo di Walt Disney, mentre era a colloquio con Emmanuel Macron: Eurodisney raddoppierà entro il 2021 con quattro nuove gigantesche aree tematiche con l’obiettivo di scalzare la Tour Eiffel dal primo posto tra le attrattive della capitale.
SOLO A OTTOBRE LA CAUSA TRA VIVENDI E MEDIASET
Il duello su Sky promette di avere grosse ricadute sugli equilibri dei media in Europa, compresa Mediaset (+0,76%), che, con una capitalizzazione di circa 4 miliardi di euro, fa la figura del nano rispetto a Sky (25 miliardi, al pari di Vivendi) per non parlare di Comcast (150 miliardi di dollari) . Ma le tv del Biscione hanno beneficiato ieri dell’atmosfera creata dal blitz del network Usa, che ha compensato la notizia del rinvio della ripresa della causa contro Vivendi per il mancato acquisto di Premium. Le due parti si rivedranno solo il 23 ottobre.
PIATTE LE BORSE EUROPEE: L’INFLAZIONE FRENA
Il discorso di Jerome Powell ha spinto in rosso le borse europee. Fa eccezione Piazza Affari, che ha comunque limitato i guadagni nel finale di seduta: l’indice Ftse Mib ha chiuso con un progresso dello 0,08% a quota 22.724 punti. In lieve calo Parigi (-0,01%) e Londra (-0,1%). L’indice Stoxx 600 perde lo 0,2%.
Francoforte -0,29%. L’inflazione tedesca si è rivelata più fiacca del previsto all’1,4% dall’a1,6% di gennaio. Oggi usciranno i dati sull’inflazione italiana e dell’area euro.
ASTE TESORO, MISSIONE COMPIUTA. SCENDE LO SPREAD
Prosegue con calma olimpica l’avvicinamento del mercato dei titoli di Stato alla scadenza elettorale. Lo spread tra Btp e Bund è sceso ieri di 5 punti a quota 132. Il Btp decennale tratta al 2%.
Il Tesoro ha collocato ieri titoli a medio lungo termine per 7,711 miliardi, poco meno dell’offerta massima (7,75 miliardi) tra cui i nuovi Btp quinquennali per l’importo di 4 miliardi
CONTI/1. POSTE ITALIANE DÀ LA CARICA AL MERCATO
A dare la carica al listino milanese ci hanno pensato alcuni trimestrali. Il titolo di testa spetta senz’altro a Poste Italiane (+5,8%) a fronte di un eccezionale volumi di scambi (sei volte la media). Secondo il piano industriale i ricavi dovrebbero salire dell’1% annuo di qui al 2022. Più alta sarà la crescita dell’utile e del dividendo: almeno 0,42 euro, con un pay out del 60%.
CONTI/2. PROMOSSA MONCLER, GIÙ LUXOTTICA E CAMPARI
Non hanno deluso le attese i conti di Moncler (+1,9%) grazie a ricavi superiori alle previsioni. Da valutare oggi la reazione del mercato su Ferragamo: ieri sera la maison ha annunciato l’uscita dell’ad Eraldo Poletto in occasione del consiglio sui conti fissato per l’8 marzo.
Il mercato ha bocciato il bilancio di Luxottica -3%. Per Equita non è soddisfacente la guidance sull’esercizio in corso, meno brillante del previsto.
Anche Campari ha lasciato sul terreno il 3,3% dopo la delusione degli analisti emersa durante la conference call.
CONTINUA LA RIMONTA DEL CREVAL
Positive le banche. L’indice di settore sale dell’1% contro +0,5% dell’indice europeo. Avanzano i big: Unicredit +1,5%, Intesa +0,6%. Continua il rastrellamento dei diritti Creval: +26%, il titolo sale dell’1,8%.
L’effetto della battaglia alla City sui destini di Sky non si è limitato alla sola Mediaset. L’euforia, anche se non se ne capisce la ragione, ha contagiato l’intero settore dei media. Ne hanno tratto giovamento i titoli più sottili: il Sole 24 Ore +15%, Class +8,8% e Poligrafici +5%.
IN ESTATE FCA HA DETTO NO A GEELY
Deboli i titoli automotive in calo Brembo (-2,8%) e Sogefi (-4%) dopo i conti e l’azzeramento del dividendo. In ribasso anche Cnh Industrial (-1,7%). Fa eccezione Fiat Chrysler (+1%). Bloomberg sostiene che in estate i cinesi di Geely, che nei giorni scorsi hanno comprato una quota di Daimler, avevano presentato un’offerta di aggregazione con il gruppo italoamericano. L’operazione non ha avuto seguito anche per l’ostilità di Washington all’ingresso di Pechino nell’azienda di Jeep.