La pandemia ha accelerato la rivoluzione nel mondo della tv, portando una vera e propria impennata dello streaming. Solo in Italia, nel 2020 gli abbonamenti a servizi di questo tipo (Netflix, Amazon Prime Video, Disney Plus, NowTv, AppleTv e non solo) sono aumentati del 42,5%, arrivando a rappresentare l’8,3% dei ricavi aggregati del settore (+2,9% rispetto al 2019). I dati sono contenuti in un’indagine dell’Area studi Mediobanca sul settore Media & Entertainment.
Dall’analisi emerge inoltre che, sempre nel 2020, nel nostro Paese i ricavi complessivi del settore radiotelevisivo hanno continuato a scendere: -6,6% su base annua, a 8,1 miliardi. La flessione coinvolge tutti i settori: -22,7% la radio (0,5 miliardi), -7,2% la tv in chiaro (4,4 miliardi) e -2,3% la tv a pagamento (3,2 miliardi). Nell’ultimo comparto, però, si registrano due dinamiche opposte: da una parte la pay tv tradizionale perde terreno (-8,5%); dall’altra, lo streaming prospera.
Nel 2020 ricavi operatori Italia -8,8%, Netflix +70%
Questo andamento spiega i risultati in controtendenza del re dello streaming, Netflix, che nel 2020 ha visto crescere a 300 milioni il fatturato nel nostro Paese (+70% sul 2019 e +160% sul 2018), dato che dovrebbe salire a 450 milioni nel 2021. Netflix a fine 2020 poteva già contare su oltre 4 milioni di abbonati in Italia: quasi il triplo rispetto al 2018.
Nello stesso periodo, i primi otto operatori televisivi italiani hanno subìto una contrazione dei ricavi dell’8,8% sul 2019, a 8,1 miliardi. Calo più contenuto, invece, per la pay tv tradizionale (-2%).
La classifica fra Sky, Rai e Mediaset
Il mercato italiano si conferma concentrato, con i tre principali operatori televisivi (Sky, Rai e Mediaset) che detengono più dell’80% del settore tv nazionale.
In termini di ricavi, Sky è in prima posizione (2,8 miliardi), seguita dalla Rai (2,5 miliardi) e da Mediaset (1,8 miliardi). Tutti gli operatori tradizionali stanno attraversando una fase di contrazione, che risulta più contenuta per La7 (-2,5% sul 2019) e per la Rai (-5,4%).
Canone Rai più basso della media Europa, ma occhio all’evasione
Dall’indagine Mediobanca emerge poi che il canone Rai è inferiore alla media di quelli delle tv pubbliche europee: 0,25 contro 0,34 euro al giorno per abbonato. Molto più onerose per i contribuenti la tv pubblica tedesca (0,58 euro giornalieri), quella britannica (0,48 euro) e quella francese (0,38 euro).
Inoltre, secondo gli esperti è possibile che l’evasione del canone Rai riprenderà a partire dal 2023, se sarà confermata l’abolizione dell’attuale modalità di riscossione in bolletta, così come previsto dagli impegni sottoscritti dall’Italia per accedere ai fondi del Pnrr.
Con 8,5 miliardi, il servizio radiotelevisivo pubblico tedesco evidenzia il giro d’affari più elevato in Europa, il triplo rispetto a quello italiano (2,5 miliardi). Completano il podio Gran Bretagna (6,7 miliardi) e Francia (3,6 miliardi).
Televisori: il 64% non supera la prova del passaggio alla nuova tv digitale
Infine, secondo Mediobanca, il 64% delle le televisioni nelle case degli italiani (che in tutto erano 43,1 milioni nel 2021) non supera la prova del passaggio al digitale terrestre di seconda generazione, non supportando lo standard DVB-T2 con il nuovo sistema di codifica HEVC Main10. Il 12,8% degli apparecchi non rispettava nemmeno i requisiti per la prima transizione, avviata lo scorso 20 ottobre con il passaggio all’alta definizione HD.