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Tutti i numeri delle Camere di Commercio: dove pesano i tagli del disegno di legge P.A.

Secondo lo studio CGIA di Mestre e di Unioncamere veneto, i tagli al diritto annuale dovuto dalle aziende alle Camere di Commercio, inseriti di disegno di legge Pubblica Amministrazione, costeranno 400 milioni di investimenti in meno sul territorio alle voci export, credito, turismo, innovazione e formazione a fronte di un risparmio di 5,2 euro per impresa.

Tutti i numeri delle Camere di Commercio: dove pesano i tagli del disegno di legge P.A.

Il disegno di legge Pubblica Amministrazione prevede tagli al sistema delle Camere di Commercio, e quindi, di sponda, agli aiuto per le imprese. Precisamente si calcola – secondo lo studio pubblicato da CGIA e Unioncamere Veneto – che alle imprese mancheranno 400 milioni di euro in investimenti sulle voci export, credito, consumo, innovazione e formazione, mentre godranno di un risparmio di poco più di 5 euro al mese. Da aggiungere a questi effetti, i 2.500 posti di lavoro a rischio e 167 milioni di aggravio pe rle casse statali, divisi in: 89 milioni stanziati in riassorbimento del personale, altri 22 in onri previdenziali versati oggi dalle Cciaa siciliane, e 46 milioni tra minori versamenti, imposte e tasse. 

Tagli simili andranno quindi a gravare pesantemente su quegli istituti, le Camere di Commercio, che hanno funzionato come dei veri e propri salvagente, soprattutto nei periodi di crisi. Solo nel 2012, infatti, sono stati erogati 81,6 milioni di euro a sostegno del credito, mentre per l’anno in corso il patto di stabilità le vincola a stanziare ben 70 milioni al sistema dei Confidi. Nello studio in questione, viene inoltre sottolineato come tra i servizi pubblici, quello del sistema camerale sia uno tra i più graditi dalle imprese che ne beneficiano: si registrano infatti percentuali tra l’80% e il 90% di gradimento sia tra le imprese con meno di 50 dipendenti che tra quelle con numeri di addetti maggiormente elevati. 

Nel documento si leggono poi parole al riguardo dell’efficienza e del sistema delle Camere di Commmercio. Queste pesano sulla spesa pubblica dello Stato per solo lo 0,2%, rappresentato da 1,8 miliardi a fronte dei 715 della spesa pubblica italiana. Da sottolineare che il sistema camerale è, tra gli enti pubblici, quello che più fa riferimento all’autofinanziamento: su ogni 100 euro di spesa, ben 81 provengono da sorgenti interne, mentre i 29 restanti da risorse esterne, come possono essere i contributi europei. 

Sul punto interviene il Presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello che spiega: “La decisione del Parlamento di accogliere la nostra richiesta di spalmare in tre anni i tagli ci da un po’ di tempo per portare avanti quel percorso di riforma che renda ancora più efficace ed efficiente l’azione delle Camere di commercio a sostegno dello sviluppo di imprese e territori. […] Siamo pronti a fare uno sforzo aggiuntivo – continua Dardanello – per accelerare il cammino di una riorganizzazione che porterà ad una drastica diminuzione del numero delle Camere di commercio [da 105 a non più di 50-60]. Uno sforzo che chiediamo ora al Governo di sostenere”.

Infine Dardanello ricorda che già tradici Unioni regionali hanno provveduto all’accorpamento di molte Camere di Commercio, e le restanti sono in procinto di agrie in maniera simile entro i prossimi giorni. 

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