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Tutte le ragioni dell’allarme spread viste dalla Francia

La situazione sul mercato dei titoli di stato è caratterizzata da un’instabilità inquietante. Gli spread dei Paesi come Italia e Spagna non sono sostenibili poiché appesantiscono sensibilmente le previsioni di budget e soprattutto rendono molto improbabili la realizzazione degli obiettivi di deficit. La Francia non è in questa situazione di difficoltà, o meglio ci si confronta in misura minore. Ma questo contesto rivela che gli operatori di mercato e gli investitori sono sempre in attesa di una soluzione tangibile della crisi attuale. Si ha il sentore che se ne potrà uscire soltanto tramite un vero regolamento europeo che sancisca un ritorno a livelli di spread “normali” (meno di 80 punti base), altrimenti gli scenari diventerebbero catastrofici.

Il fatto che persino il debito francese è stato attaccato (spread decennale a 168 pb) sottolinea lo sconforto degli investitori. Anche se le agenzie di rating prevedono un downgrade della Francia poiché non dispone di fondamentali all’altezza degli altri Paesi tripla A, tuttavia la sua situazione non è paragonabile con quella dei suoi vicini del Sud Europa (spread italiani e spagnoli a 480 pb). Il paradosso sta nel fatto che i mercati si aspettano dall’Europa che essa trovi una soluzione, ma non fanno altro che indebolirla attraverso lo strapotere tedesco. E’ la prova che la coerenza dei mercati è spesso soltanto teorica!

In questi momenti, è interessante analizzare i flussi finanziari che spiegano tale situazione. Quali sono i venditori di debiti europei, e in particolare francesi, che hanno scatenato uno scarto così grande tra gli spread? Nel momento di rallentamento dell’economia attuale, i compratori naturali e abituali, ovvero i fondi d’assicurazione vita e le banche domestiche, sono venute un po’ a mancare. I flussi delle prime si asciugano a causa del basso livello dei tassi nominali, quanto alle seconde si stanno esponendo sempre meno, dappertutto.

L’anomalia di questa crisi sta proprio nel fatto che è venuto meno il meccanismo solito di uscita dalla crisi, che prevede che il debito pubblico sia sostenuto dalle banche.

Restano poi gli investitori esteri, e neanche da questo punto di vista sembrano esserci schiarite. Mentre le autorità europee cercano sostegno in Asia, il Giappone proprio in questo periodo ha alleggerito il suo portafoglio europeo. Lo studio recente di Fitch sulle banche americane ha sottolineato la loro eccessiva esposizione in Europa, in particolare in Francia. C’è dunque da scommettere che proseguiranno nello smantellamento. Un po’ alla Germania-maniera, quando le banche tedesche avevano scaricato il debito greco giusto prima l’esplosione delle crisi ellenica, o come le stesse banche francesi si sono liberate dei miliardi di titoli italiani e spagnoli.

Non è che le banche tedesche stiano cercando di influenzare il portafoglio francese? Oggi, tutti gli attori economici tentano di tirare l’acqua al proprio mulino. Ma se si continua così, la situazione peggiora solamente e ci rimettono tutti. Ecco perchè le autorità francesi hanno nuovamente proposto a Berlino di utilizzare la BCE per fermare l’attuale degrado. Finora, la Germania ha risposto con un no secco. Fin quanto dovranno salire gli spread (200? 300?) per rendere i tedeschi più recettivi? Ancora un piccolo sforzo, e avremo una governance europea fluida ed efficace.

Traduzione dal francese di Giuseppe Baselice 

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