Italia patrimonio mondiale d’arte e … del cibo. Due settori strategici della nostra economia, il turismo e l’agroalimentare, da qualche tempo a questa parte conoscono fortune insperate con forti ricadute non solo sul pil ma anche sui livelli occupazionali del paese e paiono sempre più interdipendenti come due facce di una stessa medaglia.
L’ultima rilevazione sugli usi, gusti e consumi dei turisti che stanno riscoprendo il Belpaese attesta che 2 turisti stranieri su 3 (circa il 62%) riservano al cibo la preferenza delle loro spese quotidiane. Sarà l’effetto Expo, sarà l’effetto del gran ritorno in voga della Dieta Mediterranea, sarà il risultato di una politica nazionale e territoriale che finalmente ha scoperto l’importanza del genius loci enogastronomico cominciando a riservargli le dovute attenzioni, sarà per l’intelligenza dei nostri imprenditori che hanno compreso che la scommessa sulla qualità è vincente, fatto sta che l’Italia può oggi vantare un invidiato primato agroalimentare di qualità a livello internazionale potendo contare su 281 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp) riconosciuti dall’Unione Europea, 4.813 prodotti tradizionali censiti dalle regioni, 405 vini Doc/Docg e oltre 6.600 fattorie dove acquistare direttamente dagli agricoltori di Campagna Amica, ventunmila agriturismi che consentono una conoscenza diffusa del territorio e delle sue caratteristiche agroalimentari, per non parlare delle centinaia di città dell’olio, del vino, del pane e delle feste e sagre di ogni tipo che esercitano un richiamo indiscusso sulle scelte dei viaggiatori sia italiani che esteri.
E i risultati si sono fatti sentire come attesta una indagine Nielsen-Confturismo sulle vacanze degli stranieri in Italia. Tra gli acquisti fatti in Italia il cibo batte di gran lunga i classici souvenir (50%) ma anche l’abbigliamento con il 48% e l’artigianato locale che si ferma al 25%. Dall’87% dei russi al 76% dei giapponesi, dal 62% degli americani e dei i cinesi al 64% dei tedeschi e al 60% dei francesi come il 48% degli inglesi non rinunciano infatti ad acquistare cibo italiano che – secondo una stima della Coldiretti – assorbe circa 1/3 del budget delle vacanze degli stranieri in Italia. E calcolando quanto rivelano i dati di Banca d’Italia secondo cui nel 2015 la spesa dei viaggiatori stranieri in Italia è stata pari a 35.765 milioni di euro, con un incremento del 4,5% rispetto all’anno precedente (1.525 milioni di euro in più) si può esser più che soddisfatti.
I dati dell’indagine Nielsen-Confturismo confermano dunque quanto era emerso da una precedente indagine sulle ragioni della scelta turistica italiana da parte degli stranieri: due stranieri su tre considerano infatti la cultura e il cibo la principale motivazione del viaggio in Italia. Presentando i risultati della prima mappa sulle vie del gusto elaborata dalla Coldiretti per Expo 2015 il presidente Roberto Moncalvo aveva già evidenziato che l’offerta enogastronomica, capillare lungo tutto lo stivale, “è’ il risultato del lavoro di intere generazioni di agricoltori impegnati a difendere nel tempo la biodiversità sul territorio e le tradizioni alimentari”, aggiungendo “si tratta di un bene comune per l’intera collettività e di un patrimonio anche culturale che l’Italia può oggi offrire con orgoglio ai suoi visitatori”.
Andando nello specifico della Mappa delle vie del gusto emerge che tra le 4.813 specialità regionali ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni si annoverano ben 1.468 diversi tipi di pane, pasta e biscotti, seguiti da 1.334 verdure fresche e lavorate, 781 salami, prosciutti, carni fresche e insaccati di diverso genere, 487 formaggi, 192 piatti composti o prodotti della gastronomia, 158 bevande tra analcoliche, liquori e distillati, 158 prodotti di origine animale (miele, lattiero-caseari escluso il burro, ecc.) e 146 preparazioni di pesci, molluschi, crostacei. Accanto a questo patrimonio consolidato di specificità enogastronomiche l’offerta turistica italiana può inoltre contare su ben 871 fra parchi e aree naturali protette che coprono il 10 per cento del territorio nazionale dove è possibile svolgere attività particolarmente apprezzate all’estero come il biking, il trekking, l’escursionismo, l’animal watching ed altri sport. Attività spesso offerte anche dagli agriturismi che in Italia – spiega la Coldiretti – hanno qualificato notevolmente la propria tradizionale offerta di alloggio e ristorazione con servizi innovativi per sportivi, nostalgici, curiosi e ambientalisti, come l’equitazione, il tiro con l’arco, il trekking o attività culturali come la visita di percorsi archeologici o naturalistici, e wellness ma anche corsi di cucina che oggi costituiscono un valore aggiunto per l’offerta turistica.