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Turchia: pugno di ferro di Erdogan, oltre 400 gli arresti

Dalle parole ai fatti. Dopo il discorso del premier turco Erdogan che ha detto che Gezi Park doveva essere “spazzata via” è scattato un massiccio piano repressivo che ha causato 800 feriti e 441 persone arrestate.

Il placet governativo all’uso della forza ha portato all’utilizzo di agenti urticanti nell’acqua degli idranti – come denunciato dalle foto degli attivisti nelle quali si vedono chiaramente i poliziotti caricare la sostanza Jenix nei blindati – o a soffocare i manifestanti in nuvole di gas lacrimogeni. Le forze antisommossa sono arrivate ad arrestare i medici che prestavano soccorso ai manifestanti feriti, e non hanno risparmiato percosse a deputati di opposizione,avvocati e giornalisti.

Il clima di violenza alimentato dalle parole di Erdogan secondo cui la rivolta sarebbe frutto di un complotto internzionale contro il suo governo da parte di lobby finanziarie, del capo dell’opposizione, e della stampa estera, annunciando al contempo ritorsioni, ha portato all’attacco, domenica notte, di una sede del principale partito di opposizione, il Chp, a Istanbul.

Il gesto, compiuto da circa 35 persone armate di bastoni e inneggianti all’attuale premier, ha visto come testimoni oculari due deputate del Chp, ed è stato respinto solo per la strenua resistenza dei manifestanti. Lo ha riferito il quotidiano Hurriyet.

Intanto il capo dell’opposizione Kemal Kilicdaroglu è intervenuto pesantemente di fronte alla feroce repressione in corso ad Istanbul affermando che “nemmeno Hitler aveva immaginato di trasformare un’intera città in una grande camera a gas”, facendo riferimento alla gran quantità di lacrimogeni sparati dalla polizia. La notizia è riportata da Halk tv.

La situazione è tale che le due maggiori confederazioni sindacali, la Kesk e la Disk, hanno convocato una una giornata di sciopero nazionale per protestare contro l’irruenza repressiva delle forze dell’ordine. “La nostra richiesta è che la violenza della polizia cessi immediatamente”, ha detto alla France presse il portavoce di KESK, Baki Cinar. I sindacati parlano a nome di centinania di migliaia di iscritti, e lo sciopero si riverbererà su scuole, ospedali e uffici pubblici in tutta la Turchia.

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