Sale ancora la tensione tra Russia e Turchia. L’ultimo attacco è del Cremlino, che in una conferenza stampa convocata per l’occasione ha rivolto accuse non proprio leggere nei confronti del presidente turco Recep Erdogan: complicità con i terroristi dell’Is. “Il principale consumatore del petrolio rubato dai legittimi proprietari, Siria e Iraq, è la Turchia”, ha detto il viceministrodella Difesa russo, Anatoly Antonov.
“In base alle informazioni disponibili – ha continuato l’esponente del governo di Mosca – il massimo livello della leadership politica del paese, il presidente Erdogan e la sua famiglia sono direttamente coinvolti in questa attività criminale“. Mosca parla anche di “prove inconfutabili, non solo sul traffico di petrolio, ma anche sul traffico di armi attraverso il confine turco-siriano”, come sostenuto nella stessa conferenza dal vicecapo di Stato Maggiore Sergei Rudskoi, il quale ha anche sottolineato che “la coalizione internazionale a guida Usa non conduce raid aerei contro le autocisterne e le infrastrutture dell’Is in Siria per la produzione e il commercio del petrolio”.
“Le dimissioni di Erdogan non sono il nostro fine, è un compito che spetta al popolo turco” ha concluso Antonov, sottolineando che è necessario “un controllo di queste ruberie”. La replica non è tardata ad arrivare: “Nessuno ha il diritto di calunniarci”, ha detto Erdogan, ribadendo che è pronto a dimettersi nel caso in cui la Russia provi le sue accuse. “Non ho perso i miei valori a tal punto di comprare petrolio da una organizzazione terroristica”, ha aggiunto il leader turco.