Il caso Charlie Hebdo non accenna a fermarsi: soprattutto in Turchia, dove Facebook ha ordinato – su richiesta del governo turco – di bloccare le pagine offensive o critiche nei confronti di Maometto, onde evitare l’oscuramento del social network sul territorio del Paese musulmano.
La notizia è rimbalzata sulle pagine del New York Times, che parla di un’ordinanza di un Tribunale turco emessa domenica scorsa, dietro esplicita richiesta di un Pubblico Ministero con la motivazione che le immagini offendono la sensibilità della popolazione a maggioranza mussulmana ed arriva a poca distanza da un’altra sentenza simile in cui è stato richiesto l’oscuramento di un sito in cui erano presenti le immagini satiriche del giornale francese Charlie Hebdo.
Il social network di Mark Zuckerberg, il più utilizzato al mondo con un miliardi di utenti, ha dunque deciso di collaborare con la autorità, come del resto aveva già fatto con l’India, che è il Paese nel mondo che più ha chiesto di censurare contenuti: oltre 5mila solo nella prima metà del 2014, secondo i dati già disponibili. La Turchia è al secondo posto in questa speciale classifica: nello stesso periodo ha chiesto – e ottenuto – di bloccare 1.900 contenuti (al terzo posto c’è il Pakistan con 1.700 casi).
Non solo: secondo quanto riporta il New York Times la stessa Facebook ha ammesso di aver ricevuto dalla polizia turca richieste di informazioni personali 249 volte nella prima metà del 2014, e che nei 3/5 di questi casi il social network ha esaudito le richieste.