Si aggrava il bilancio dello tsunami che domenica ha colpito l’Indonesia. Gli ultimi dati parlano di oltre 280 morti, 60 dispersi e più di mille feriti, ma si tratta ancora di un conteggio provvisorio.
Il numero delle vittime “crescerà sicuramente”, ha avvertito il presidente indonesiano Joko Widodo, mentre i soccorritori spiegano che molte delle aree colpite non sono state ancora raggiunte.
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Le autorità indonesiane hanno diramato un’allerta invitando i residenti delle zone colpite dallo tsunami a “stare lontani dalle spiagge”. Il capo dell’agenzia meteorologica, Rahmat Riyono, ha detto che un altro tsunami “è possibile”, perché quello di ieri “è stato provocato da un’eruzione del vulcano Anak-Krakatau. La possibilità di un secondo tsunami in caso di terremoto sono molto basse, ma qui si tratta di un’eruzione”.
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L’onda gigantesca ha distrutto decine di abitazioni e danneggiato seriamente nove alberghi. Non c’è stato scampo per gli impiegati della compagnia statale Pln, riuniti per celebrare la fine dell’anno. L’acqua ha travolto anche il palco dove una band rock, i Seventeen, stava suonando per l’evento: il bassista è rimasto ucciso insieme al manager, altri 4 componenti del gruppo risultano tra i dispersi. All’evento partecipavano almeno 260 persone.
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Al momento non si ha notizia di stranieri tra le vittime, ma nelle aree colpite ci sono spiagge molto popolari meta di un turismo internazionale. “L’Unità di crisi della Farnesina e l’Ambasciata d’Italia a Giacarta – si legge in un tweet del ministero degli Esteri – sono attive per prestare ogni assistenza necessaria ai connazionali sul posto”.
#Tsunami in #Indonesia | #UnitàdiCrisi della Farnesina e Ambasciata d’Italia a Jakarta @ItalyinIDN attive per prestare ogni assistenza necessaria ai connazionali sul posto. pic.twitter.com/gPMCT1rOSG
— Farnesina ?? (@ItalyMFA) 23 dicembre 2018
Lo tsunami di ieri è stato generato dalle frane sottomarine seguite a un’eruzione ad Anak Krakatau, un’isola vulcanica emersa 90 anni fa attorno al vulcano Krakatoa (“il bambino”, in indonesiano), sotto osservazione da giugno.
La nuova tragedia riporta alla mentre quella del 26 dicembre 2004, quando uno tsunami causato da un terremoto nell’Oceano Indiano colpì le coste di tutto il sudest asiatico, arrivando fino alle coste africane. Le vittime furono in quel caso fra 250mila e 270 mila, ma un bilancio definitivo non fu mai fornito per l’altissimo numero di dispersi, circa 50 mila. La regione più colpita fu proprio l’Indonesia con oltre 130 mila morti accertati e 170 mila stimati.