O via il governo Tsipras dalla Grecia o via la Grecia dall’euro: è questo in sintesi il drammatico dilemma della Grecia in vista del referendum popolare sul piano europeo di domenica 5 luglio.
In un’intervista pubblica, il premier greco Alexis Tsipras ha ribadito ieri il suo no alle misure delle istituzioni europee per proseguire gli aiuti ad Atene e ha aggiunto che, se nel referendum di domenica dovesse prevalere il Si’ all’Europa, è pronto a dimettersi e a farsi da parte perché il suo governo non è disponibile a realizzare l’austerità.
Se invece dovesse prevalere il No all’Europa, apertamente sostenuto da Tsipras e dal suo governo, il premier ha ipotizzato che la Grecia possa finire fuori dall’euro, anche se il ministro Varoufakis ha immaginato un ricorso all’Alta Corte di giustizia europea contro le istituzioni comunitarie.
In sostanza, la situazione greca si fa di ora in ora più drammatica e la chiusura della Borsa e delle banche così come le lunghe file davanti ai bancomat ne sono la rappresentazione plastica.
Oggi intanto la Grecia non pagherà la rata da 1,6 miliardi di euro al Fondo Monetario Internazionale che la considererà in ritardo nei pagamenti e avvierà le procedure di insolvenza che dureranno una ventina di giorni: dopo, in assenza di novità, scatterà il default, che non è mai avvenuto nella storia dell’Eurozona e che non equivale all’uscita dall’euro ma ne è l’anticamera, anche se l’Europa cercherà in ogni modo di tenere Atene legata alla moneta unica.
