L’annuncio in pompa magna è arrivato mercoledì mattina. L’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, cacciato da tutti i principali social network dopo l’assalto a Capitol Hill, ha deciso che “chi fa da sé, fa per tre”. Il tycoon lancerà una nuova piattaforma che si chiamerà “Truth social”, “Verità social” in italiano. La versione beta è attesa per novembre, mentre il debutto ufficiale dovrebbe avvenire nel primo trimestre del 2022.
Lo scopo del progetto è molto chiaro. Nonostante non abbia ancora sciolto la riserva, l’ex presidente sa bene che senza i social la strada verso le presidenziali del 2024 potrebbe essere sbarrata in partenza. Proprio su Twitter, infatti, Trump ha costruito la sua fortuna a suon di accuse, invettive e fake news, pubblicando nel corso dei suoi quattro anni di permanenza alla Casa Bianca oltre 25mila tweet. Adesso che però Facebook, Instagram e Twitter lo hanno silenziato a tempo indeterminato, Trump ha bisogno di una piattaforma per comunicare con i cittadini e intercettare i potenziali elettori che continuano a dargli credito nonostante tutto.
COME NASCE L’OPERAZIONE TRUTH SOCIAL
Trump, che con il suo nuovo social network intende “resistere alla tirannia delle Big Tech”, come spiega lui stesso nella nota di presentazione, ha messo a punto un’operazione finanziaria che ha destato l’attenzione degli investitori. L’ex presidente ha prima di tutto creato una nuova società, la “Trump Media & Technology Group” (TMTG) che avrà il controllo di “Truth Social”, e poi ha stretto un accordo con la spac Digital World Acquisition Corp per quotarsi sul Nasdaq, il listino delle aziende tecnologiche americane che ospita anche gli acerrimi nemici Twitter e Facebook. Una Spac, acronimo di Special Purpose Acquisition Company, non è altro che una società veicolo nata allo scopo di raccogliere capitali sul mercato e rendere più rapido il processo di quotazione in Borsa di un’azienda. Funziona più o meno così: la Spac acquisisce una società e poi cambia il nome in quello della società acquisita che si ritrova già in Borsa senza dover fare ulteriore fatica.
In base al comunicato depositato alla SEC, l’affare ha un valore d’impresa iniziale pari a 875 milioni di dollari, con ulteriori 825 milioni di dollari che potrebbero arrivare da azioni aggiuntive, per una valutazione cumulativa fino a 1,7 miliardi di dollari (a seconda della performance del prezzo delle azioni dopo l’aggregazione aziendale). Tra i maggiori azionisti della società figurano investitori istituzionali come Lighthouse Investment Partners, D. E. Shaw & Co. e Radcliffe Capital Management, secondo un deposito presso la Securities and Exchange Commission.
Truth social, tra l’altro, potrebbe rappresentare solo la base del business della nuova società che punta a lanciare anche un servizio di video on demand (TMTG+) e a diventare un colosso del cloud computing e dei pagamenti digitali.
COME HA REAGITO LA BORSA
Lo scorso 8 settembre, l’Ipo di Digital World Acquisition Corp (DWA) ha raccolto ben 287,5 milioni di dollari. Ma la vera svolta è arrivata nella seduta di ieri, mercoledì. Dopo l’annuncio di Trump, infatti, il titolo quotato sul Nasdaq è stato subissato di acquisti, guadagnando a fine giornata il 356,83% del suo valore e passando da 12,73 a 45,5 dollari per azione (nel pre-market di oggi il rialzo è di oltre il 50%). Esplosa anche la capitalizzazione, salita a quota 1,635 miliardi di dollari, una cifra che rende ufficialmente DWAC un unicorno (denominazione data alle aziende che superano 1 miliardo di market cap). A testimonianza della popolarità raggiunta dall’operazione inoltre, il titolo ha scalato le classifiche dei forum online più popolari degli USA, tra i quali Reddit e WallStreetBets, piazzandosi tra le prime 10 azioni della giornata.
Insomma se gli analisti politici preferiscono attendere per dare una valutazione all’ennesimo tentativo di Trump di ritornare sulla scena, quelli finanziari sembrano aver già promosso l’operazione a pieni voti. Sempre che Trump mantenga le promesse fatte a investitori ed elettori. Ricordiamo infatti che nel recente passato l’ex presidente aveva già provato a lanciare un “proprio social”. La piattaforma, chiamata “la scrivania di Trump” venne chiusa a poche settimane di distanza dal debutto. In quel caso, senza nessun annuncio.