Donald Trump, nell’inedita veste di colomba, ha colto l’occasione del messaggio sull’Unione per celebrare i successi del suo primo anno di presidenza a vantaggio di tutti gli Americani (“l’occupazione è ai massimi anche tra gli afroamericani e gli ispanici e ne sono orgoglioso”), ma anche per rilanciare l’obiettivo di 1.500 miliardi di investimenti nelle infrastrutture, tassello fondamentale del “new American moment”, l’ultima parola d’ordine.
Si capirà oggi se la retorica del Presidente sarà sufficiente a ridare smalto a Wall Street, che ieri, prima delle parole di Trump, ha proseguito la correzione al ribasso: più che la prospettiva di nuovi investimenti e di nuovi stimoli, agli occhi del mercato conta l’ascesa dei rendimenti dei bond (2,733% il decennale, ai massimi da quattro anni). E così Wall Street ha vissuto la peggior seduta dal 17 agosto, quando a provocare il ribasso erano state le minacce in arrivo dalla Corea del Nord.
SEDUTA NERA PER WALL STREET IN ATTESA DELLA FED
L’indice Dow Jones (-1,37%) è arretrato di 361 punti, l’S&P 500 ha perduto l’1,09%, Nasdaq -0,86%. Quasi un avvertimento alla Fed, riunita per l’ultima volta sotto la guida di Janet Yellen. Poco mosso il cross euro/dollaro, stamattina a 1,243. Il petrolio Brent perde lo 0,8% a 68,5 dollari il barile. A Milano Eni -1,3%, Saipem -3,5%.
AMAZON-BUFFETT, L’ALLEANZA CHE FA PAURA AL PHARMA
L’ombra dell’Orso non raffredda più di tanto gli “animal spirits” del mercato, già concentrato sui dati dei grandi della tecnologia, Apple in testa, che domineranno la scena nei prossimi giorni. Anzi, lo show è cominciato a sorpresa già ieri. Con un sobrio comunicato (359 lettere in tutto) Warren Buffett e JP Morgan, le due icone del business Usa, hanno annunciato l’alleanza con Amazon per creare una società per l’assistenza sanitaria dei propri dipendenti con l’obiettivo di abbassarne i costi, ma anche di alzare la qualità dei servizi. Tale è il prestigio della cordata che il solo annuncio dell’intesa ha seminato il panico dei titoli del settore salute, il peggiore (-2,1%) in una giornata già difficile.
RECUPERA TOKYO, BITCOIN SOTTO I 10MILA DOLLARI
La Borsa di Tokyo ha chiuso in calo per la sesta seduta consecutiva, dopo la netta flessione di Wall Street e il discorso senza spunti del presidente Trump. L’indice Nikkei segna -0,83% (-193,68 punti) a 23.098,29 e l’indice Topix -1,15% (-21,42 punti) a 1.836,71.
Nonostante la frenata dell’indice Pmi sull’attività manifatturiera, salgono le Borse della Cina. Hong Kong +0,5%. Indice CSI300 dei listini di Shanghai e Shenzhen +0,6%. La Borsa di Seoul è in rialzo dello 0,9%. Nuovo tracollo per il Bitcoin, sceso stamane sotto i 10mila dollari. Nel corso di gennaio le cripto valute hanno perso la metà del valore.
MILANO -1,23%. IL GUADAGNO 2018 SCENDE AL 7,5%
Seduta all’insegna dell’Orso sui listini del vecchio Continente, in frenata nonostante il recupero del dollaro e dati macro più che positivi: a furia di evocarla, la correzione è arrivata. Soffre più di tutti Milano: indice Ftse Mib -1,35 a 23,481 punti. L’indice delle nostre blue chip riduce il guadagno del mese di gennaio a un +7,5% che stacca nettamente la performance media degli altri indici principali della zona euro. Eurostoxx +3%.
Deboli anche gli altri mercati: Madrid cede l‘1,21%; Francoforte -0,95%; Parigi -0,87%. Londra -1,09%.
REUTERS PASSA NELLE MANI DI BLACKSTONE
Colpo di scena alla City per il mondo dell’informazione finanziaria: Blackstone ha raggiunto un accordo per il pagamento annuale di 325 milioni di dollari per 30 anni per il business Reuters News nell‘ambito dell‘operazione di acquisto della maggioranza della divisione Financial & Risk di Thomson Reuters.
CDS SOTTO I 100 PUNTI: SI RIDUCE IL RISCHIO ITALIA
I Btp chiudono le aste di fine mese rimangiandosi nel finale buona parte dei guadagni della giornata. Il titolo a dieci anni si è riportato nuovamente sopra quota 2%. La solidità dei titoli del Bel Paese è confermata dall’andamento del credit default swap sull’Italia che quota sotto i 100 punti, in area 96, sui minimi dal dicembre 2016. Lo spread sul Bund è risalito dai minimi della mattinata ad una chiusura in area 141 punti base, a fronte anche del debole dato sull’inflazione in Germania; l’indice del prezzi al consumo ha rallentato in gennaio all’1,4% tendenziale, contro attese per una conferma dell’1,6% di dicembre.
Ieri il Tesoro ha collocato 9 miliardi complessivi, l’importo massimo in offerta, di Btp a 5, 10 e 50 anni e di Ccteu, compresi 4,5 miliardi del nuovo Btp decennale febbraio 2028 e 750 milioni della riapertura della scadenza extra lunga (50 anni). I tre Btp sono stati tutti assegnati a prezzi di 3-4 centesimi sopra mercato. I quattro titoli verranno proposti stamane in riapertura per la cifra complessiva di 2,062 miliardi (1,35 miliardi il nuovo decennale) a completamento della tornata d’aste di fine mese. Il Tesoro ha coperto già quasi il 15% delle esigenze di rifinanziamento dell’anno, calcolate in 387 miliardi.
BANCHE, LA COMMISSIONE BACCHETTA CONSOB E BANKITALIA
La commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario ha chiuso i lavori senza una relazione unitaria per mancanza di accordo tra i partiti. Il vice presidente Mauro Maria Marino (Pd) ha presentato una “relazione di maggioranza” approvata con 19 sì e 15 no (tra cui Cinque Stelle e Leu).
Tra i sei assenti che sono stati determinanti nel ridurre il quorum si contano tre deputati di Forza Italia. La commissione si compone di 40 parlamentari e la maggioranza assoluta richiede 21 voti favorevoli. La relazione è netta nel ritenere che “le attività di vigilanza, sia sul sistema bancario (Banca d‘Italia) sia sui mercati finanziari (Consob), si siano rivelate inefficaci ai fini della tutela del risparmio”. La Consob, dotata in alcuni casi di “maggiori poteri”, “non pare averli utilizzati adeguatamente (avendoli attivati in due sole occasioni) né aver, di fatto, conseguito risultati significativi”.
PIOGGIA DI VENDITE SULL’EX FINMECCANICA E IVECO
Ad accentuare il ribasso hanno contribuito alcuni degli appuntamenti più attesi. Leonardo, subito dopo la presentazione del piano industriale, è stata bersagliata da una costante pioggia di vendite che ha provocato un tracollo a doppia cifra: -11,89%. Il recupero del 2018 (dopo il -26% dell’anno scorso) è in pratica svanito nel giro di poche ore. È stata una doccia fredda per gli operatori, che si aspettavano una pronta riscossa dopo la revisione al ribasso degli ordini dello scorso novembre. L’ad Alessandro Profumo ha disegnato una strategia “sostenibile” per tornare a una redditività a due cifre nel 2020. Ma il mercato sperava in obiettivi ben più aggressiva in termini di ricavi e di ebita. Per il 2018 Leonardo vede ordini in aumento, ricavi stabili ed Ebita in leggera crescita a 1,075-1,125 miliardi di euro su ricavi compresi tra 11,5 e 12 miliardi.
Hanno deluso anche i conti di Cnh Industrial (-3,3%). La società ha chiuso il 4° trimestre con un fatturato di 8,10 miliardi di euro, in rialzo del 15,8%. Gli ultimi tre mesi del 2017 hanno registrato una perdita di 40 milioni di euro. Al netto delle voci non straordinarie, tra cui la svalutazione delle attività in Venezuela e gli effetti negativi provocati dalla riforma fiscale negli Stati Uniti, l’utile è di 197 milioni di euro. Per il 2018 la società stima ricavi da attività industriali tra 27 e 28 miliardi. In forte calo il debito industriale (-45% a 800 milioni).
Arretra anche Fiat Chrysler (-1,72%). L’azienda ha annunciato che fornirà alcune migliaia di autovetture Pacifica a Waymo, la controllata di Google che punta a costituire una flotta di taxi a guida autonoma.
IN RITIRATA LE BANCHE, PERDE ALTRI COLPI CATTOLICA
Anche tra le banche prevalgono le vendite. In calo Intesa (-1,22%): il presidente Gian Maria Gros-Pietro ha detto stamane che “il piano che presenteremo il 6 febbraio sarà di sviluppo importante, non di semplice continuità”. Slitta al 2021 (dal 2018) il termine perché la Compagnia di San Paolo riduca al 33% del patrimonio il valore della partecipazione nella Banca (oggi al 46%). In rosso anche Banco Bpm (-2,9%).
Pesante Banca Mps (-2,75%). In avvio di seduta un grosso ordine, forse immesso per errore, aveva provocato un ribasso teorico del 4%.
Nuovo tonfo per Creval (-6,9%), che prosegue la sua marcia faticosa verso l‘aumento di capitale.
Tre le assicurazioni perde nuovi colpi Cattolica (-2,03%) dopo la presentazione del piano industriale: il titolo paga la delusone per mercato per la mancata conversione della mutua in spa e la conferma del voto capitario. Ma i giudizi degli analisti sono positivi: Equita Sim ha alzato il prezzo obiettivo del titolo da 11 a 11,6 euro (buy), Banca Imi a 11,3 euro da 10 euro (add) e Mediobanca Securities a 10 da 9 euro (neutral).
Generali -1,33%. Natixis ha rafforzato il giudizio Buy, portando il target a 18,40 euro da 17,50 euro. Jefferies ha rafforzato il giudizio Buy ritoccando il target price a 18 euro da 17,70 euro.
TELECOM, PIACE LA SEPARAZIONE DELLA RETE
In controtendenza Telecom Italia (+1,15%). L’ad Amos Genish ha presentato in Agcom un’ipotesi di separazione volontaria della rete di accesso, comprendente tutto l’ultimo miglio (collegamento dalle centrali alle case degli utenti), sia in rame sia in fibra, in un veicolo, controllato al 100% dal colosso tlc, sul modello di BT/Openreach. La newco, cui saranno conferiti 20 mila dipendenti e che avrà un valore di libro di 15 miliardi, sarà controllata da Tim ma avrà un Cda indipendente in cui sarà presente un rappresentante di Agcom.
Il piano sarà illustrato al ministro Carlo Calenda il 7 febbraio prossimo. Secondo Equita (giudizio buy, target price 1,06 euro) lo sbocco finale dell’operazione potrebbe essere “ una fusione con OpenFiber o un’Ipo o un de-merger. La nostra preferenza sarebbe per un’Ipo che permetta di valorizzare l’asset, lasciando il controllo della rete nel breve/medio termine a Tim “. Anche Banca Imi (buy, tp 1,11 euro) ritiene che lo spin-off della rete possa sbloccare il valore nascosto della società.
LUXOTTICA, LA CASSA È “A LIVELLI RECORD”
Il mercato ha premiato Luxottica che guadagna l‘1,8% a 52 euro dopo i ricavi preliminari del 2017 in linea con le attese. L’euro forte non ha intaccato le entrate: il fatturato dell’anno cresce e l’utile è previsto “in forte crescita”. L’anno scorso le vendite hanno raggiunto i 9,157 miliardi, in crescita del 2,2% a cambi costanti e dello 0,8% a cambi correnti, con una generazione di cassa che “raggiunge livelli record”. Leonardo Del Vecchio si è detto ottimista sull’anno in corso e sull’approvazione della fusione con Essilor.
Nel settore brusco dietrofront di Safilo -5,1%: nella serata di lunedì il fondo Hal ha smentito l’intenzione di voler aumentare la prima quota, pari al 43%, o tantomeno di voler lanciare un’Opa.
CENTRALE DELLATTE PUNTA AL VIETNAM
Centrale del Latte d’Italia +0,85%. Il Vice Presidente Esecutivo ha annunciato che dopo l’ingresso sul mercato cinese l’obiettivo è espandersi in altre aree del mondo non mature come il Vietnam e la Cambogia: «in quei Paesi il latte italiano viene venduto a 3 euro al litro perché i consumatori non si fidano dei prodotti locali e vogliono la qualità». Per fare fronte all’espansione all’estero Centra del Latte d’Italia a fine novembre 2017 ha raccolto 15 milioni di euro attraverso l’emissione di un bond interamente sottoscritto.
Strappa Bioera (+16,8%) dopo che la Commissione tributaria per l’Emilia Romagna ha accolto un ricorso della società.
Pierrel + 5,4%. Ieri la società ha annunciato a mercati chiusi di aver esteso un accordo commerciale con Dentsply.
Sias -6,42% ha pagato il downgrade di Equita (da buy a hold).