Il caso Russiagate si fa sempre più insidioso per Donald Trump. L’agenzia Reuters scrive oggi che in almeno 18 tra telefonate ed email nel corso degli ultimi sette mesi della corsa alla Casa Bianca del 2016, Michael Flynn (ex principale consigliere di Trump per la sicurezza nazionale) ha avuto rapporti con funzionari del governo russo, tra cui l’ambasciatore russo negli Usa Sergey Kislyak.
Le comunicazioni si concentrano sul miglioramento delle relazioni economiche tra Usa e Russia, deterioratesi dopo le sanzioni imposte a Mosca, sulla cooperazione nella lotta allo Stato islamico in Siria e sul contenimento della Cina, secondo quanto riferito dalle fonti.
Questi contatti, che finora non erano noti, fanno parte del materiale sotto esame dell’Fbi e degli inquirenti del Congresso che stanno cercando di fare luce sulla presunta interferenza russa nella campagna elettorale americana e sui contatti tra il team elettorale di Trump e la Russia.
Le fonti di Reuters hanno detto di non aver ravvisato prove di azioni scorrette o collusione tra il team della campagna Usa e la Russia nelle comunicazioni prese in esame finora. Ma il fatto che i contatti siano stati resi noti potrebbe aumentare le pressioni su Trump e i suoi collaboratori affinché forniscano all’Fbi e al Congresso un resoconto esaustivo dei rapporti con funzionari russi e altri legati al Cremlino durante e subito dopo le elezioni del 2016.
Intanto, il Dipartimento di Stato ha nominato, all’insaputa dello stesso presidente, un procuratore speciale incaricato di indagare sulle presunte interferenze della Russia nelle elezioni presidenziali. Il super ispettore è Robert Mueller, a capo dell’Fbi tra 2001 e 2013, subito prima di James Comey, licenziato nei giorni scorsi da Trump.
Mueller, apprezzato sia dai Democratici sia dai Repubblicani, avrà poteri assoluti e non potrà essere rimosso dall’incarico. Al termine della sua indagine riferirà al Congresso, che a quel punto deciderà se ci saranno gli estremi per mettere in stato di accusa il presidente. Dal canto suo, Trump ostenta sicurezza: “Non arretrerò mai”.
Nel frattempo sui quotidiani internazionali arriva in prima pagina una frase shock pronunciata nel giugno 2016, dunque prima delle elezioni e in piena campagna elettorale da Kevin McCarthy, leader repubblicano alla Camera: “Penso che Putin paghi Trump”, avrebbe detto il deputato conservatore secondo quanto riporta il Washington Post. Un’affermazione fatta durante una conversazione a Capitol Hill con alcuni parlamentari repubblicani e di cui esisterebbe una registrazione ascoltata e verificata dal quotidiano della capitale.